Quando tocchi il fondo non puoi che risalire
A volte sembra che la vita precipiti a capofitto giù in un abisso dal quale non sembra esserci via di fuga. Tocchiamo il fondo sul piano emotivo, fisico, sociale e lavorativo, e ci ritroviamo lì, rannicchiati nella paura e nella tristezza, sentimenti ormai sempre più presenti e che sembrano il preambolo dell’apparizione di vari disturbi dello stato d’animo.
Nella vita tutti abbiamo affrontato fatti gravi, vissuto drammi o persino tragedie, ma la gravità di ciascuno di essi dipende dal modo in cui li affrontiamo, più che dall’evento in sé. Tutti siamo stati forti, tutti abbiamo avuto un piano preciso in testa prima di sperimentare il dolore: è allora che i piani sono svaniti. In realtà, bisognava solo rifarli. Quando si tocca il fondo è normale sentirsi persi.
Secondo la spiegazione della depressione data da Beck, per mettere in discussione alcuni pensieri irrazionali si fa riferimento al concetto della Freccia Discendente e a quello dell’Intenzione Paradossa. Prendendo come punto di riferimento tali tecniche ed applicandole alla vostra esperienza personale, vi renderete conto che dopo aver toccato il fondo si può soltanto risalire.
“Il vero dolore, quello che ci fa profondamente soffrire, rende talvolta veramente serio e fermo anche l’uomo più spensierato, sia pure per breve tempo. E persino i poveri di spirito diventano più intelligenti dopo il vero dolore”.
– Fëdor Dostoevskij –
Quando l’errore è la paura
È normale aver paura che si verifichino degli eventi avversi, ma dopo aver sperimentato un forte dolore ed aver toccato il fondo, si scopre che le opzioni sono due: permanere in uno stato quasi vegetativo e doloroso o risalire. La decisione spetta a voi.
La Freccia Discendente è una tecnica di terapia cognitiva che consiste nel selezionare un pensiero negativo e rispondere alla domanda: se questo pensiero fosse reale, a cosa mi porterebbe? La risposta genererà un nuovo pensiero negativo. Di seguito, bisognerebbe rispondere ad altre domande (tracciando delle frecce discendenti), che metteranno alla luce delle convinzioni controproducenti (perfezionismo, la necessità di approvazione, paure, ecc.)
Quando siete sopraffatti da un pensiero doloroso e credete di aver toccato il fondo, quando siete convinti che non esista via di fuga e vi trovate a dover spiegare cosa questo significhi per voi, è normale essere soggiogati da nuovi pensieri negativi. Esempio: siete di fronte ad un uomo che ha perso un figlio e che è assalito dal pensiero di non potersi più prendersi cura degli altri figli, domandategli “Cosa significherebbe per te la malattia di un altro figlio?”
Sicuramente vedrà spuntare un nuovo sentimento di dolore e altri ancora, fino ad arrivare ad una visione catastrofica della sua vita. In quel momento, a prescindere dalla durezza dell’esercizio e delle vicende vissute, la persona in questione si renderà conto che può sopportarlo e continuare a vivere. La sua immaginazione ha amplificato il suo dolore rendendolo più forte di quanto non sia.
A questo punto, probabilmente la persona si renderà conto che, nonostante sia stata vittima di un evento devastante, altri ne potrebbero accadere perché nulla è sicuro in questa vita. Potrebbe essere la dinamica di pensieri disfattisti creata dalla sua stessa mente a favorirli: a causa sua potrebbe perdere il lavoro, far allontanare il resto dei suoi figli… In altre parole, perdere tutto ciò che è importante per lei.
In quel momento la persona sarà consapevole di essere sul piano dello sconforto, ma non vorrà scendere ancora più in basso. Potrà solo risalire, e sarà più facile di quel che pensava. L’unica cosa che le resta da perdere infatti, è la paura.
Ingigantiamo le pene e riveliamo l’assurdità in cui viviamo
L’intenzione paradossa è una tecnica secondo la quale viene insegnato al paziente ad esagerare i pensieri negativi anziché fermarli o contrastarli. Paradossalmente, tali pensieri arrivano ad assumere caratteristiche assurde e prive di senso. Evidentemente tale tecnica dovrà essere associata a pensieri negativi legati ad eventi di relativa gravità – non sarebbe plausibile affrontare pensieri sulla paura del futuro dopo la perdita di un figlio.
Grazie alla tecnica dell’intenzione paradossa, il paziente è reso cosciente del fatto che la sua situazione non rientra nel peggior scenario possibile. In altre parole, se si sente solo perché è stato lasciato, scoprirà di essere ben lontano dallo stato di solitudine di chi non può contare nemmeno sull’appoggio degli amici o dei familiari.
Portiamo il nostro dolore al terrore della tragicommedia e ridiamo dell’assurdità del nostro catastrofismo.
La sofferenza ci rende saggi, la resilienza ci rende forti
Nulla al mondo può abbatterci se noi non lo permettiamo. Siamo noi a stabilire i limiti e i tempi e a doverci difendere dai commenti nocivi di chi giudica senza aver mai vissuto una simile situazione. A ciascuno il “suo”.
Ci sono persone che attraversano periodi bui uscendone frustrate, causando frustrazione anche in chi hanno accanto. Altre, invece, trasformano la propria frustrazione nell’esatto opposto: sanno per cosa sono passati e non lo augurano a nessuno. Sono persone luminose, rinate dal grigio della loro esistenza.
Quando superiamo il limite del ridicolo, del dolore, dell’umiliazione, dell’essere giudicati, sciagurati… quando superiamo tutto ciò e ci rendiamo conto di aver sofferto abbastanza, allora intravediamo il vero senso della nostra esistenza. Perché solo dopo aver toccato il fondo ed averne compreso il procedimento, ci si accorge che l’unica soluzione rimasta è risalire.
Ci troviamo di fronte alla certezza che non sarà più l’ego a darci la spinta, bensì il desiderio di raggiungere un benessere personale autentico; smetteremo di competere con chiunque altro per centrarci soltanto sui nostro sogni. Dopo tutto il male vissuto, è inevitabile che ci aspetti qualcosa di buono dietro l’angolo. Affrettatevi dunque, uscite dal lamento, buttatevi a capofitto nella vita e lasciatevi semplicemente vivere. Siete scesi talmente in basso che adesso potete soltanto risalire.