Trauma infantile: scanner cerebrale per individuarlo
Grazie allo sviluppo delle tecnologie di neuroimmagine, la medicina e la psicologia stanno giungendo a nuove scoperte. Una di queste consiste nella possibilità di vedere chiaramente i segni di un trauma infantile attraverso gli scanner cerebrali. Grandi e piccole aree neuronali toccate, segnate da sottili alterazioni che hanno minato del tutto il benessere della persona.
Un’infanzia all’insegna della violenza lascia segni profondi. L’abuso, le grida, l’abbandono, le percosse, i vuoti e l’ombra costante della paura non solo sono terreno fertile per il disturbo post-traumatico da stress.
Ora sappiamo persino che il bambino vittima di violenza tra i 4 e i 7 anni diventerà un adulto con un’aspettativa di vita inferiore.
Si è scoperto che questa fascia di popolazione è più soggetta a diversi disturbi, dal diabete alle malattie cardiovascolari. Nonostante l’importanza di questo argomento, bisogna segnalare che c’è uno spiraglio di speranza.
Questa scoperta, di fatto, ci permette di sviluppare approcci terapeutici più efficaci con cui poter migliorare la qualità di vita della persona.
Il termine “trauma” deriva dal greco e significa ferita. Anche se da una parte queste esperienze precoci alterano il corretto sviluppo del bambino e nuocciono alla sua salute psicologica, esistono delle strategie per aiutarlo. I traumi non sono condanne a vita.
Il trauma infantile è visibile attraverso lo scanner cerebrale e questo è ciò che ci svela
Un esempio di come si incidono le esperienze negative sul cervello dei bambini è l’elevato tasso di depressione acuta evidente in età adulta. Eppure, questo disturbo psicologico si sviluppa in questi pazienti in particolare; è più persistente e sono osservabili anche alterazioni nell’architettura cerebrale.
Prima di arrivare a questo disturbo depressivo maggiore, tra i 20 e i 30 anni, durante l’infanzia e l’adolescenza potrebbero già affrontare diversi problemi. Tra questi: scarsa concentrazioni, problemi a scuola, disturbi del sonno, iperattività, problemi nel controllo degli impulsi, malattie somatiche, comportamenti autolesionistici..
Se c’è un qualcosa che queste persone danno per scontato è che nessuno può capire la loro sofferenza. Pensano che vivere equivalga a soffrire, che non sia facile trovare qualcuno che li ami davvero e che il mondo è un brutto posto.
La costante sensazione di solitudine e abbandono dà voce alla ferita psicologica, fa da eco al trauma che abita le profondità dell’architettura cerebrale. Approfondiamo l’argomento.
Il trauma infantile interferisce con lo sviluppo del cervello
Dicevamo che il trauma infantile è osservabile attraverso lo scanner cerebrale e ora lo è nei minimi dettagli. Solo fino a qualche mese fa, l’Università di Alberta, in Canada, ha presentato un interessante studio su questo argomento.
Si è giunti alle conclusioni che le esperienze traumatiche vissute tra i 4 e i 7 anni impedirebbero al cervello di svilupparsi come dovrebbe.
Si tratta di piccole alterazioni che rendono le persone più vulnerabili agli stati di ansia, al disturbo post-traumatico da stress, alla depressione, all’assenza di controllo dei propri impulsi, alla cattiva gestione emotiva, e così via. Ebbene, non è sempre così, nel 100% dei casi. Si tratta di una semplice variabile di rischio.
Oltretutto è evidente la presenza di deficit nella trasmissione di serotonina e norepinefrina. Questo si traduce in una maggiore reattività alla paura, preoccupazione e incertezza. Le persone tendono a sentirsi più angosciate, il che riattiva, a sua volta, il ricordo delle esperienze traumatiche.
Amigdala e ippocampo: le aree più colpite
Un altro aspetto osservabile dalla squadra di ricercatori dell’Università di Alberta è che le due regioni più colpite erano l’ippocampo e l’amigdala.
Se il trauma infantile è osservabile attraverso lo scanner cerebrale, il primo aspetto osservabile sarà un’alterazione del volume di quest’area, che appare ridotto.
- L’ippocampo e l’amigdala sono associati alle emozioni e alla memoria. Dunque, la persona che ha vissuto esperienze traumatiche in passato manifesta maggiori difficoltà nell’elaborazione di paura, tristezza e conflitti.
- Questa variazione nel volume delle suddette aree si traduce anche in blocchi nella risoluzione dei problemi e in una maggiore tendenza ad agire guidati dall’impulso. Il tutto si traduce spesso in comportamenti a rischio, come consumo di sostanze stupefacenti o coinvolgimento in relazioni amorose nocive.
I bambini vittime di traumi provano angoscia dovuta alla mancanza di un sostegno, di protezione fisica ed emotiva da parte degli altri. Questo si traduce in una paura costante, che altera l’architettura cerebrale e che in futuro può dare origine a una forma di depressione maggiore.
Il trauma infantile è osservabile attraverso lo scanner cerebrale e questo potrà aiutare ad affinare i trattamenti
Uno studio di ricerca dell’Università di Stanford pubblicato sulla rivista Nature ha svelato che oltre il 62% delle persone affette da depressione maggiore aveva subito dei traumi durante l’infanzia. In questo gruppo, chi aveva vissuto queste esperienze da piccoli non reagivano a trattamenti antidepressivi, come quello a base di sertralina.
Ora che il trauma infantile è osservabile attraverso lo scanner cerebrale e che ogni caso può essere studiato individualmente, i metodi di approccio terapeutici possono essere affinati.
È stato possibile dimostrare che queste esperienze spesso rallentano lo sviluppo dell’amigdala basolaterale; questo si traduce in atteggiamenti più ansiosi. Di conseguenza, è più opportuno un altro tipo di farmaco associato a una terapia psicologica particolare e specifica.
Attualmente non vengono prescritti con frequenza esami di risonanza magnetica per tutti i pazienti che hanno vissuto un trauma durante l’infanzia. Tuttavia potrebbero diventare una risorsa fondamentale nel giro di poco tempo, utili per definire l’approccio terapeutico più adatto.
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