Abelardo, filosofo dalla vita tormentata
Abelardo fu un genio che creò la sua stessa leggenda. Benché venga più spesso ricordato per la sua burrascosa relazione con Eloisa, in realtà fu un intellettuale di prim’ordine. Si dedicò a una moltitudine di settori e fu, soprattutto, un filosofo che cercò di introdurre la logica razionale nella religione.
Quasi tutta la vita di Abelardo fu condotta all’insegna della disputa. Amava la dialettica e più volte si fece coinvolgere in polemiche dalle quali, a suo tempo, ne uscì sbeffeggiato.
Per la storia, invece, ha offerto il suo contributo con importanti riflessioni e con il suo pensiero che si discostava dalle verità assolute del Medioevo e anticipava il razionalismo.
“Astrolabio figlio mio, dolcezza della vita di un padre
Fai di più per apprendere che per insegnare
Se quello che hai imparato ti è sfuggito, smetti d’imparare
Stai attento non a chi dice, ma a ciò che dice.”-Abelardo (Chant pour Astrolabe)-
Della sua opera non è sopravvissuto molto, considerato che fu costretto a bruciarne gran parte. Tuttavia, ci è giunta Storia delle mie disgrazie, scritto autobiografico in cui Abelardo lamenta i suoi momenti più aspri. Un pensatore dinamico e passionale, fino alla fine dei suoi giorni.
Abelardo, i primi anni di un uomo leggendario
Abelardo, o Pietro Abelardo, nacque nel 1079 vicino a Nantes (Francia). Poco si sa della sua infanzia. Suo padre, cavaliere, accortosi dell’intelligenza del figlio si premurò di assicurargli un’istruzione nelle cosiddette arti liberali.
Fin dall’inizio, Abelardo si mostrò incline allo studio della logica e della dialettica. Fu un abile polemista ed ebbe tra i suoi maestri le menti più brillanti del tempo. Fin da giovane, viaggiò per diversi luoghi, lasciando in ciascuno di essi il ricordo dei suoi accesi dibattiti.
A 20 anni si trasferì a Parigi, dove ebbe come maestro Guillermo de Champeaux, uno dei più famosi pensatori dell’epoca. Egli lo istruì in diverse discipline come la grammatica, la retorica, l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e la musica. Perfezionò, inoltre, la sua conoscenza della dialettica. Abelardo ottenne così il titolo di maestro e si dedicò all’insegnamento.
L’insegnamento e il grande amore
Fedele alla sua vocazione e alla sua formazione, Abelardo divenne famoso per le sue polemiche; persino contro i suoi stessi insegnanti, che spesso batteva nei dibattiti. I suoi discepoli divennero numerosi, mentre la sua celebrità accresceva. Un canonico di nome Fulbert gli affidò l’educazione di sua nipote, Eloisa.
La donna si rivelò subito una grande appassionata della conoscenza. Lei e Abelardo si innamorarono perdutamente e furono protagonisti di una delle più grandi storie d’amore di tutti i tempi. Lo zio di Eloisa tentò di separarli, ma essi continuarono a vedersi in segreto. Fu così che Eloisa rimase incinta ed ebbe un figlio, al quale diedero il nome di “Astrolabio”.
Dopo una serie di malintesi, Eloisa finì per entrare in convento. Mentre Fulberto intraprese un’atroce vendetta contro Abelardo. Per mezzo di intrighi riuscì a far introdurre alcuni uomini nella sua stanza per evirarlo.
Riservando la stessa sorte ai servi, ai quali fece anche cavare gli occhi. Fulberto fu bandito per questo crimine e Abelardo si rifugiò come monaco a Saint-Denis.
Una vita tragica
Nel 1120 Abelardo tornò a insegnare. Fu successivamente coinvolto in una celebre polemica su tematiche religiose con un importante pensatore, chiamato Roscellino. Abelardo finì per essere accusato di eresia.
Al processo non ebbe nemmeno la possibilità di difendersi. Fu condannato a bruciare le sue opere e gli fu proibito di continuare a insegnare.
Dopo numerose controversie si trasferì in una zona isolata. Lì fondò la scuola del Paraclito. Nonostante gli avvenimenti, erano ancora in tanti a voler essere suoi allievi. Come è ovvio, Abelardo non riuscì a resistere alla tentazione di accendere nuovi dibattiti. Questa volta con San Norberto e Bernardo di Chiaravalle, suoi antagonisti.
Temendo nuove rappresaglie, riparò al monastero di Saint-Gildas de Rhuys (Morbihan). Lì scrisse alcune delle sue opere arrivate a oggi superstiti.
Come paventava, Bernardo di Chiaravalle lo denunciò e fu nuovamente condannato. Non poté più insegnare. Scrisse altre due grandi opere prima della sua morte nel 1142.
Eloisa morì 22 anni dopo. I loro corpi sepolti l’uno accanto all’altro. Diversi secoli dopo, nel 1817, i resti dei due amanti furono traferiti nella stessa tomba, nel cimitero parigino di Père-Lachaise.
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- Abelardo, P., & Cigüela, J. M. (1967). Historia de mis desventuras. Centro Editor de América Latina.