Angoscia emotiva: la paura indefinibile che paralizza
L’angoscia emotiva è come un turbinio che ci afferra, ci imprigiona e ci riempie di paura, ansia, inquietudine e di un’indefinibile tristezza. Si tratta di un caleidoscopio di emozioni avverse che non causano soltanto malessere psichico, ma anche effetti sulla salute fisica che possono diventare limitanti.
Byung-Chul Han, noto filosofo e docente sudcoreano esperto in studi culturali, definisce il mondo di oggi come la società della stanchezza. Tra di noi proliferano l’ansia e l’angoscia emotiva. Per il dottor Han, la causa di tutto risiede nella cultura del rendimento, in quel virus che ci inculcano fin da bambini e secondo cui tutto va orientato verso il successo su ogni piano della nostra esistenza.
“L’angoscia, come gli altri stati della psiche che generano sofferenza, quali la tristezza o il senso di colpa, costituisce una lotta normativa contro l’essenza umana.”
-Mario Benedetti-
Oltre alla pressione del mondo attorno a noi che ci spinge a farci avanti e ad avere successo, veniamo introdotti fin da piccoli alla cultura del multitasking. Bisogna fare più cose alla volta e in poco tempo. È la legge della giungla dove non tutti sopravvivono né si integrano del tutto, dove è facile restare intrappolati nell’angst, termine tedesco che evoca tutto quello che è oppressivo, angusto e causa sofferenza. Scopriamo insieme l’angoscia emotiva.
Angoscia emotiva: cosa mi sta succedendo?
Quando parliamo di ansia emotiva sorge naturale porsi un quesito: l’ansia è uguale all’angoscia? O si tratta di due condizioni psicologiche diverse? È bene sottolineare che il termine angoscia è sempre stato usato soprattutto sul piano filosofico, differenziandolo dunque da quello clinico. Søren Kierkegaard, ad esempio, definiva l’angoscia come la paura che alle volte sperimentiamo quando ci rendiamo conto che il nostro futuro è limitato e che la qualità della nostra vita dipende dalle nostre scelte.
Sigmund Freud, da parte sua, differenziava tra “angoscia reale” e “angoscia nevrotica”, in cui quest’ultima era una condizione patologica, ben lontana da qualsiasi riflessione puramente psicologica. Quello che se ne può dedurre, è che l’ansia si divide in realtà in una di tipo esistenziale e un’altra che può essere sintomo di vari disturbi psicologici – come si sostiene nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V).
Vediamo insieme alcune caratteristiche:
- L’angoscia emotiva ci paralizza. Se da una parte l’ansia ci rende più attivi e nervosi, dall’altra l’angoscia causa un blocco contro l’incertezza, verso quello che non possiamo controllare o prevedere.
- Quando sorge quest’ombra, la preoccupazione si intensifica, diventa ossessione, nascono i pensieri catastrofici e la disperazione.
- Affrontare un esame, dover prendere una decisione, attendere una risposta o un evento o persino dover affrontare qualcosa per cui non ci riteniamo pronti genera angoscia.
- Alcuni studi indicano che alcune persone sono più predisposte a sperimentare angoscia. Il motivo? Il nostro universo neurochimico orchestrato da ormoni e neurotrasmettitori. Un aumento di adrenalina o una riduzione dell’acido γ-amminobutirrico (GABA) ci renderebbe più o meno favorevoli a sperimentare stati di angoscia.
- L’angoscia emotiva conta su numerosi sintomi fisici quali nausea, problemi digestivi, pressione al petto, stanchezza, tensione muscolare.
Come si può trattare l’angoscia emotiva?
Poeti, scrittori e pittori canalizzavano la propria angoscia attraverso l’arte. La maggior parte di loro sperimentava, in realtà, angoscia esistenziale. Si tratta di una sensazione ricorrente nell’essere umano, inevitabile quando si porge lo sguardo sull’incomprensibile vuoto che ci circonda, dentro di noi e nel nostro futuro. Tuttavia, è proprio quando quella sensazione, quell’emozione ci blocca e ci rende indifesi, che dobbiamo agire.
Citando ancora una volta Byung-Chul Han, dobbiamo ricordare che siamo obbligati a vivere con l’incertezza. Questa è il detonatore dell’angoscia emotiva. Sbaglia chi crede che tale condizione possa essere risolta assumendo psicofarmaci (se non in casi estremi). Quello che serve fare è imparare a gestire gli imprevisti della vita, a scovare nuove risorse per controllare l’incontrollabile.
Molti sono i suggerimenti per riuscirci, come la terapia cognitivo comportamentale, la terapia dell’accettazione e dell’impegno o la terapia cognitiva basata sulla mindfulness (MBCT). Tutte queste tecniche offrono numerosi benefici, aiutandoci a ridurre l’angoscia e a lavorare su di essa, sui pensieri negativi, sulle emozioni avverse che ci bloccano. È questo l’unico modo per raggiungere la radice del problema e cambiare la nostra visione di quello che accade. Impareremo a sentirci più capaci e responsabili di noi stessi in un mondo sempre più complesso, sempre più esigente.