Classici Disney: sfatiamo l'amore romantico
I classici Disney hanno valicato ogni confine. Molti di noi sono cresciuti ascoltando le fiabe di Walt Disney, guardando i suoi cartoni animati o sognando di essere uno dei personaggi dell’iconica azienda.
Durante l’infanzia siamo spugne, tutto quello che vediamo e sentiamo attira la nostra attenzione. Il mondo è un luogo cangiante fatto di giochi. Esasperando un po’ le cose, potremmo persino parlare della realtà come estensione del mondo Disney.
In questo articolo analizzeremo alcuni messaggi trasmessi dai classici Disney. Aspetti che forse ancora oggi, alla luce di certi film o della lettura di determinate fiabe, sono invisibili ai nostri occhi perché continuiamo a guardarli come bambini in cerca di avventura. Ma se proiettassimo determinate situazioni in un altro contesto, allora diventerebbero oggetto di controversia.
La figura della donna in Cenerentola e in Biancaneve e i sette nani
Cenerentola e Biancaneve e i sette nani sono due tra i classici Disney meglio sopravvissuti allo scorrere del tempo. In essi troviamo ragionevoli somiglianze con la realtà. Per esempio, le protagoniste sono donne il cui scopo nella vita è pulire casa, preparare il pranzo e servire gli altri.
Sono anche due donne che vengono “salvate” dalla loro triste vita da un “bel” principe che arriverà in loro soccorso. Nel caso di Cenerentola, le farà indossare una scarpa che lei stessa aveva perso a una festa, proprio quella a cui la Fata Turchina le aveva permesso di partecipare. Biancaneve, invece, si innamorerà di un principe che la salva dal sortilegio lanciatole dalla matrigna cattiva.
In entrambi i casi, le donne sono povere e vivranno in un bel castello solo perché vengono salvate dai principi. In questo radicale cambiamento di vita si lasceranno alle spalle anche le faccende domestiche, come cucinare o pulire.
Perché il messaggio trasmesso potrebbe essere controproducente? Perché una bambina potrebbe pensare che per avere successo nella vita avrà bisogno di un principe che la salvi. Oppure potrebbe in qualche modo sentirsi condannata a dover soddisfare le richieste altrui, a meno che non appaia una fata turchina in grado di regalarle una serata magica, che la liberi dalla sua condanna.
Qualunque persona, uomo o donna, può farcela da sola. Non ha bisogno di nessuno per cambiare il proprio destino o dare una nuova direzione alla propria vita. Può sembrare un concetto semplice e persino logico, ma in tenera età questa idea potrebbe insidiarsi come modello da seguire.
Classici Disney: La Bella e la Bestia
La Bella e la Bestia è uno dei classici Disney più gettonati al punto da essere stata raccontata in modi e versioni diverse. Nonostante ciò, alcuni messaggi sono sopravvissuti ai vari “ritocchi” apportati alla storia.
Quante volte ci siamo fatti una risata con il famoso Lumiere? Quel candelabro dall’accento francese così forte. Eppure, se analizziamo bene la storia, non sottopone forse a molestia spolverina?
Il modo in cui la tratta porta un tocco di umorismo alla storia, se vista in maniera superficiale, eppure cosa penseremmo se quel modo di agire venisse inteso come accettabile dai bambini? D’altro canto, la protagonista si chiama Belle: un paradosso se pensiamo che si tratta di una storia che cerca di aderire al messaggio secondo cui “la bellezza è quella interiore”. Vale dunque solo per lui?
Lasceremmo guardare ai nostri figli un film in cui una donna viene sequestrata, trattata malissimo da un uomo e rinchiusa in una stanza sotto chiave solo per “aver ficcato il naso”? E poi, ovviamente, basta una giornata insieme giocando con la neve perché lei si innamori del suo sequestratore.
La Sirenetta è tra i classici Disney più amati
La Sirenetta è un altro classico Disney che purtroppo trasmette messaggi oggi discutibili. Ariel non prende le decisioni migliori per sé, bensì pensando al principe. Vuole avere le gambe e non essere più una sirena, non perché desideri essere umana, ma perché vorrebbe stare con Eric.
Ma troviamo anche un altro messaggio preoccupante: quando Ursula, la cattiva della storia, la priva della sua voce perché “gli uomini vogliono che le donne tacciano”. Per fortuna, sappiamo bene che non è così e che le donne non sono costrette a soddisfare i desideri degli uomini.
Classici Disney: Peter Pan
A un certo punto della nostra vita, quasi tutti abbiamo sognato di andare a vivere sull’Isola che non c’è con Peter Pan. Andiamo ora oltre questo desideri e pensiamo a Trilli e Wendy.
I due personaggi potrebbero essere un esempio del fatto che essere gelosi sia positivo: significa che “si lotta per l’uomo che si ama”.
Nessuno ama gli attacchi di gelosia, in fin dei conti provocano solo sofferenza. Eppure, la dinamica del racconto sembra dirci l’opposto: possono essere positivi.
L’aspetto preoccupante, è che questa storia mostra una proiezione positiva, quindi ingannevole, degli attacchi di gelosia. Al contrario, sarebbe bene trasmettere racconti in cui vengano associati al sentimento di sofferenza.
La Disney si adatta ai tempi che cambiano
Quando videro la luce i titoli analizzati in questo articolo i tempi erano senz’altro diversi. Disney si limitava perlopiù a fare da specchio a determinate dinamiche sociali che non venivano quasi mai messe in discussione.
Per fortuna, la donna oggi viene rappresentata diversamente dalla Disney, e lo stesso vale per diversi aspetti della società. Il primo esempio di questa trasformazione, almeno nelle intenzioni, potremmo attribuirlo a Mulan. Una giovane che non rientra nel prototipo di cui abbiamo parlato finora: non solo è capace di salvarsi da sola, ma salva anche gli altri.
Disney ha capito che i tempi e la società stanno mutando. D’altra parte, con le sue storie ha l’opportunità di dare un importante contributo al consolidamento di questi progressi. Le nuove generazioni raccoglieranno i frutti di questa evoluzione.