Counseling: definizione e processo

Counseling: definizione e processo
Judith Francisco

Scritto e verificato la psicologa Judith Francisco.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

In presenza di situazioni difficili come la malattia di un figlio o la morte di un familiare, alcuni professionisti della salute aiutano i loro pazienti usando la tecnica del counseling. Questi professionisti si trovano d’accordo con Viktor Frankl riguardo un aspetto molto importante: l’atteggiamento è una scelta personale. In questo senso, il loro lavoro consiste nel rendere il più salutare possibile l’atteggiamento dei pazienti davanti alle avversità.

Viktor Frankl fu uno psichiatra austriaco di origini ebraiche sopravvissuto a tre anni di campi di concentramento quali Auschwitz o Dachau. A seguito di questa dura esperienza, si dedicò alla scrittura di libri dai quali trapela il concetto che, a prescindere da tutto, esiste sempre una ragione per vivere. I professionisti che adottano questa prospettiva, dunque, cercano di individuare le ragioni di vita di ciascun paziente, così da aiutarlo a trovare la luce alla fine del tunnel.

“A un uomo si può togliere tutto, tranne una cosa: l’ultima delle libertà umane, la possibilità di scegliere il proprio atteggiamento in ogni circostanza data, di scegliere il proprio modo. “

-Viktor Frankl-

Il counseling: strumento relazionale

Il counseling, o consulta psicologica, è una pratica che consiste nell’esplorare la soggettività della persona per poterla accompagnare lungo il cammino. In altre parole, è l’arte del far riflettere l’altro attraverso delle domande, così che riesca a prendere la decisione che ritiene più adeguata per sé e per la sua salute.

Seduta di psicologia

L’obiettivo del counseling è di massimizzare il livello di competenza del paziente al minimo costo emotivo possibile. Per questo motivo, il terapeuta partirà da tre comportamenti di base: l’accoglienza, la presenza e la compassione, così come da una serie di abilità fondamentali. Nello specifico:

  • Gestione emotiva: le emozioni sono naturali. Riconoscerle e accettarle sono i primi passi per poterle gestire. Il professionista deve aver cura di non lasciarsi coinvolgere dalla sofferenza altrui, al fine di poter continuare a svolgere il suo lavoro in modo corretto. D’altra parte, insegnerà al paziente a gestire le sue emozioni.
  • Comunicazione efficace: il terapeuta non dovrà mostrarsi autoritario né paternalista con il paziente. Non si tratta di dare ordini né di essere iper-protettivi nei confronti di chi sta chiedendo aiuto, ma piuttosto di renderlo autonomo fornendogli gli strumenti che gli consentano di prendere una decisione e di risolvere da solo i suoi problemi.
  • Contenimento e sostengo emotivo: di fronte alla sofferenza le emozioni sono forti e varie. Non vanno frenate, piuttosto legittimate e accompagnate.
  • Soluzione dei problemi: si tratta di una decisione presa in comune accordo tra paziente e medico.

Intervento di counseling: comunicazione efficace in quattro passaggi

Affinché la fase della comunicazione con il paziente risulti efficace, bisognerà seguire quattro passaggi:

  • Fermarsi e connettere con se stessi. È importante che il paziente si concentri sul momento presente attraverso la connessione con il suo sistema respiratorio. Ciò gli consentirà di trovare la risposta giusta da dare alle domande del terapeuta.
  • Convalidare. La convalidazione consiste nella capacità di ascoltare l’emozione della persona ed essere empatico con essa. Vuol dire legittimare la prospettiva del paziente e fargli capire che ogni suo comportamento ha ragione d’essere. Soltanto sentendosi accettato e convalidato il paziente riuscirà ad aprire i suoi canali di comunicazione. Il terapeuta potrebbe non condividere appieno le sue opinioni o i suoi comportamenti, ma dovrà comunque accettarli e convalidarli. I principi per instaurare un dialogo propositivo sono: resistere all’istinto di correggere il paziente e dirgli cosa dovrebbe fare, comprendere le sue necessità e preoccupazioni, ascoltarlo e facilitare la sua autonomia per passare poi all’azione.
  • Domandare. Questa è la base su cui si costruisce il counseling. Il professionista deve porre domande aperte e precise che aiutino a riflettere e a prendere decisioni soddisfacenti. Alcune domande aperte che possono facilitare la comunicazione con il paziente sono le seguenti: cosa sa sulla sua malattia? Cosa vuole sapere al riguardo? Come si sente? Come possiamo aiutarla?
  • Dialogare. Il dialogo è il mezzo usato per informare e condividere prospettive con il paziente. È fondamentale fare delle critiche costruttive chiedendo dei cambiamenti. A tale scopo, si consiglia di iniziare a descrivere il problema ed esprimere i sentimenti generati dalla condotta problematica per poi richiedere dei piccoli cambiamenti, offrendo al tempo stesso delle condotte alternative a quelle del paziente.
Terapeuta e paziente

Il modello di soluzione dei problemi del counseling

Infine, è importante specificare che per aiutare i pazienti a prendere delle decisioni, può essere utile seguire il metodo del problem solving, che si sviluppa con i seguenti passaggi:

  • Orientamento al problema. Riguarda l’atteggiamento adottato nei confronti della problematica. L’atteggiamento può essere di evitamento, impulsivo, proattivo… Una volta definito l’atteggiamento del paziente nei confronti del problema, il terapeuta dovrà alimentare l’adozione di un approccio positivo che mostri il problema come una sfida che possa aiutare a crescere.
  • Definire il problema in termini specifici esplorando la prospettiva di entrambe le parti. Il paziente e il professionista possono avere punti di vista diversi, il che è positivo per promuovere il cambiamento.
  • Cercare alternative. È comune in questa fase realizzare un brainstorming o tempesta di idee per generare diverse opzioni palpabili.
  • Lista dei pro e dei contro relativa a ciascuna idea emersa dal brainstorming.
  • Scelta dell’opzione che viene ritenuta la più adeguata.
  • Agire. Portare a termine un piano per tappe, che siano facili e realizzabili onde evitare la rinuncia.
  • Rivalutazione. Una volta portato a termine il piano scelto, si consiglia di valutare come è andato e quali sono stati i risultati. Se il problema è stato risolto grazie alla decisione presa, rinforzeremo la decisione; se non ha funzionato, bisognerà eseguire una nuova pianificazione per trovare una nuova soluzione.

In definitiva, gli strumenti descritti stimoleranno il paziente a prendere le proprie decisioni e a sentirsi responsabile della sua vita. Soltanto così si riuscirà a smuoverlo a favore di un cambiamento che duri nel tempo. Senza aver consultato il paziente riguardo alle sue preoccupazioni o ciò di cui ha bisogno, o se il terapeuta prende le redini dell’intero processo, il problema non troverà soluzione, se non per poco.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.