Ecofemminismo: cos'è e come si manifesta?
Quella dell’ecofemminismo è una filosofia e una pratica femminista che nasce dalla vicinanza tra la donna e la natura. Deriva dalla convinzione che il nostro sistema “è nato, si è costruito e si regge sulla subordinazione della donna, sulla colonizzazione dei popoli “stranieri” e delle natura”. (1).
Così, l’ecofemminismo considera il capitalismo e il patriarcato come due facce della stessa medaglia. Entrambi opprimono da una parte la donna e dall’altro la natura.
In altre parole, l’ecofemminismo suggerisce che la subordinazione della donna da parte degli uomini e lo sfruttamento della natura facciano l’una parte dell’altro. Queste dinamiche sono, in un certo senso, la base del capitalismo patriarcale.
Un mondo diviso in due
Il pensiero patriarcale edifica il mondo su una serie di dualismi o di coppie di opposti che separano e dividono la realtà. Ciascuno dei due opposti, tra i quali vige un rapporto gerarchico e il termine normativo incarna l’universalità, prende il nome di dicotomia. Cultura o natura, mente o corpo, ragione o sentimento, conoscenza scientifica o sapere tradizionale, indipendenza o dipendenza, uomo o donna. Si capisce così che coppie di contrari, fatti di valori diversi, organizzano il nostro modo di comprendere il mondo.
-Marta Pascual e Yavo Herrero, 2010-
Il modello occidentale, o buona parte di esso, si è costruito sull’idea del predominio dell’uomo sulla donna. Così come su quello dell’uomo sulla natura.
Questa suddivisione, oltretutto, si presenta prima dell’epoca moderna, ma è a partire da questa tappa che si consolida.
Le dicotomie consolidate presentano un carattere gerarchico. All’interno di ogni coppia di opposti, una delle posizioni viene percepita come gerarchicamente superiore all’altra. La cultura supera la natura, la mente è superiore al corpo e la ragione prevarica le emozioni.
Il termine considerato superiore si erge a universale e diventa rappresentazione del tutto. Quello inferiore, invece, diventa semplicemente l’assenza o la carenza del termine assoluto per essere, infine, invisibile.
Il pensiero femminista mette in guardia sul modo in cui i due elementi di queste coppie si associano gli uni agli altri. Ecco che a ogni parte sono assegnati entrambi i sessi.
Da un lato c’è l’uomo, a cui vengono assegnati valori quali la cultura, la mente e la ragione. Dall’altro, la donna, che viene associata alla natura e al corpo. La si percepisce anche come “sottomessa” alle sue stesse emozioni (Amorós, 1991).
Le origini
Il legame teorico tra ecologismo e femminismo affonda le proprie radici negli Anni ’70. In particolare, nella pubblicazione del libro Femminismo o morte di Françoise D’Eaubourne, in cui compare per la prima volta questo termine.
Negli stessi anni si svolgono alcune manifestazioni femminili in favore della difesa della vita. Uno dei più emblematici è stato il movimento Chipko, un gruppo di donne che abbracciavano gli alberi dei boschi di Garhawal, nell’Himalaya Indiano.
Un decennio dopo in Argentina un gruppo di 14 donne i cui figli erano scomparsi si organizzarono nel gruppo delle Madri della Plaza de Mayo. Si trattava di un rituale settimanale di resistenza contro il ruolo che il patriarcato aveva attribuito alla donna.
La prima forma di ecofemminismo fece la sua comparsa nella metà del secolo scorso quando alcune donne denunciarono gli effetti della tecnoscienza sulla salute delle femminile. Criticarono aspramente anche il militarismo, la nuclearizzazione e il degrado ambientale, ritenuti come manifestazioni di una cultura sessista. Una delle maggiori rappresentanti di questo movimento è stata Petra Kelly.
In seguito, sono sorte altre forme di ecofemminismo sulla discriminazione sessuale al lavoro e la distribuzione del potere e della proprietà a discapito della donna e dell’ambiente di cui tutti facciamo parte.
Sconfiggere l’attuale sistema patriarcale è un atto di lealtà verso le generazioni future e la vita, e verso il nostro stesso pianeta.
-I. King, 1983.
L’ecofemminismo e gli ecofemminismi
L’ecofemminismo si presenta come una corrente di pensiero e come un movimento sociale che esplora l’incontro e la sinergia tra l’ecologia e il femminismo.
Secondo Yayo Herrero, questa filosofia è volta ad analizzare i rapporti tra le persone e con la natura da svariati punti di vista. Proprio per questo potremmo parlare di “ecofemminismi”.
Seppur di diversa natura, tutte le forme di ecofemminismo sembrano muovere una critica al modello sociale, economico e culturale. Propongono tutte una realtà diversa. L’idea di fondo degli ecofemminismi, di fatto, è quella di rendere visibili elementi, pratiche e soggetti che sono stati etichettati come inferiori dal pensiero egemonico.
In sintesi, potremmo parlare di due correnti di ecofemminismo: spiritualista e costruttivista. Il primo riconosce un legame essenziale e naturale tra la donna e la natura. Il secondo fa leva sulla convinzione che lo stretto rapporto tra la donna e la natura sia una costruzione di tipo sociale.
Dunque, l’ecofemminismo mette in risalto il bisogno di attuare al più presto delle modifiche di tipo culturale. Abbiamo il dovere di cambiare la rotta verso la quale ci stiamo dirigendo per orientarla verso un mondo sociale ed eco-sostenibile.
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Mies, M., Shiva, V., Bofill, M., & Iriarte, E. (1997). Ecofeminismo: teoría, crítica y perspectivas. Icaria.
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Herrero, Y. (2013). Miradas ecofeministas para transitar a un mundo justo y sostenible. Revista de economía crítica, 16, 278-307.
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Amorós, C. (1991). Hacia una crítica de la razón patriarcal (Vol. 15). Anthropos Editorial.