I Colloqui di Eranos: i simboli e il senso dell'esistenza
.Tra le organizzazioni che hanno segnato il campo della psicologia e della filosofia non possiamo non citare I Colloqui di Eranos. Al pari del Gruppo di Vienna, è stato il movimento interdisciplinare volto alla ricerca di nuovi orizzonti, ma si è distinto dal primo per la sua attenzione alle idee provenienti dall’Oriente.
Questa organizzazione nata all’inizio degli anni Trenta, in un’epoca difficile, segnata dagli estremismi ideologici e culturali, era composta da una varietà di scienziati e filosofi che avevano in comune la passione per la scoperta di misteriose connessioni tra il pensiero Orientale e quello Occidentale. In genere si riunivano ad Ascona, in Svizzera, oltre che sul lago Maggiore.
Il gruppo de I Colloqui di Eranos -che in greco indica il “banchetto”, la “condivisione di un pasto”- si faceva forte di tre pilastri fondamentali: Rudolf Otto, Olga Froebe-Kapteyn e Carl Gustav Jung.
A partire dal 1933 iniziarono a riunirsi e a organizzare conferenze annuali -alcune della durata di 8 giorni- che avrebbero poi dato come risultato testi e opere sul tema. Tra gli obiettivi principali del gruppo spiccavano la ricerca di un senso, la compensazione degli opposti e l’integrazione attraverso il simbolo.
Nessun scienza potrà sostituire il mito.
-Carl G. Jung-
Fasi e periodi de I Colloqui di Eranos
I Colloqui di Eranos è un gruppo fondato nel 1933 e sviluppatosi in tre fasi distinte a seconda degli argomenti affrontati. La prima fase, tra il 1933 e il 1946 è caratterizzata dalla mitologia comparata; nella seconda, che si estende tra il 1947 e il 1971, è protagonista l’antropologia culturale; la terza, infine, tra il 1972 e il 1988, si è concentrata sull’ermeneutica simbolica.
In generale, si distinguono due grandi periodi: quello principale, dal 1933 al 1988 e il nuovo ciclo, dal 1989 al 2016, in cui spiccano diverse figure. Sia nel primo che nel secondo periodo -come dicevamo- l’obiettivo del gruppo è stato lo stesso: esplorare e avvicinarsi alla dimensione del simbolico e del senso dell’esistenza.
Eppure, l’organizzazione è tutt’oggi attiva, sebbene i grandi eventi annuali non siano più il perno dell’attività dell’organizzazione. Gli anni di splendore sono passati, ma l’impegno nei confronti della conoscenza di diverse culture è ancora in piedi. Per cui l’organizzazione continua a tenere conferenze e a pubblicare materiale spinta dalla voglia di risorgere.
I pilastri dei Colloqui di Eranos
L’impegno portato avanti dall’organizzazione si fondava su rapporti che avrebbero permesso lo scambio di sapere. Proprio per questo motivo, nel corso degli incontri annuali i partecipanti dormivano, mangiavano e condividevano qualunque tipo di attività per ben 8 giorni.
Ogni anno venivano selezionati un tema e un espositore, spunti per deliberare in sinergia. La sinergia veniva incoraggiata dagli organizzatori, i quali formavano un triangolo simbolico.
Rudolf Otto, il denominatore comune
Rudolf Otto è stato un teologo protestante tedesco, divenuto un simbolo di spicco per il suo studio comparativo tra religioni. Fu lui a scegliere il nome dell’organizzazione e a incoraggiare la trattazione di argomenti che coinvolgevano la religione.
Le sue opere trattavano lo studio di tematiche sacre come esperienze umane non razionali, presenti in tutte le culture sotto diverse forme.
Olga Fröbe-Kapteyn, la fondatrice
La spiritualista e teosofa anglo-olandese, oltre a essere la fondatrice, aveva il compito di accogliere tutti gli invitati presso la sua residenza, location in cui si svolgevano gli incontri annuali.
Olga Fröbe-Kapteyn approfondì i misteri della filosofia indiana e della meditazione. Si avvicinò attivamente alle principali idee dell’epoca, come quelle della Gestalt e dei grandi autori dell’interculturalismo, come Richard Wilhelm.
Carl Gustav Jung, la fonte di ispirazione
Potremmo dire che sia stato il membro di spicco del Banchetto di Eranos per l’influenza che il suo pensiero ebbe su quell’epoca. Lo psicologo svizzero era il terzo pilastro, ed era anche considerato il grande ispiratore dei temi e delle riflessioni che venivano affrontati durante gli incontri.
Jung provò sempre una certa curiosità per le diverse espressioni culturali e teorizzò sulla connessione tra di esse, elaborando il concetto dell’inconscio collettivo. Ecco che la sua partecipazione fu fondamentale. Inoltre, l’interscambio multidisciplinare influenzò molte delle sue grandi opere.
Con il passare del tempo aderirono all’organizzazione professionisti di un certo prestigio, come il mitologo Joseph Campbell, il fenomenologo G. van der Leeuw e lo psicologo E. Neumann, M.L. von Franz e J. Hillman.
Lo studio del simbolismo
I membri del Banchetto di Eranos concordavano sul fatto che gli esseri umani sono uniti da tutto ciò che è simbolico, primitivo e spirituale. Queste connessioni si esprimono in modo disordinato e occulto nelle diverse culture, seppur distorte dal dogmatismo unilaterale che in genere esiste sia in Oriente che in Occidente.
Il suo scopo era molto chiaro: connettersi al mondo del simbolico, che si esprime mediante concetti meno razionali, come quella di Dio.
L’anima interattiva
L’interpretazione junghiana della religione ebbe una profonda influenza sugli altri fondatori del Banchetto di Eranos.
Jung ereditò il concetto dell’anima interattiva dalla filosofia aristotelica. Secondo quest’ultima, l’anima sarebbe il motore e la facoltà di cui l’uomo si serve per conoscere il suo ambiente di appartenenza. D’altra parte, gli archetipi e l’inconscio collettivo spiegano determinati ruoli ed esigenze spirituali che attraversano le generazioni e la storia.
Cosa ci ha tramandato il gruppo de I Colloqui di Eranos?
Tematiche come la meditazione sono state il perno centrale di un’organizzazione che ha provato a svelare il legame dell’uomo con la propria anima e con la natura.
Da questo approccio pluralista, che non ha mai provato a trarre vantaggio da una prospettiva unilaterale, sono sorti dei ponti tra il senso e le emozioni.
Gli argomenti spaziavano dall’astratto al trascendentale: dall’adattamento dell’essere umano alla città, alla migrazione, fino alle sfide della nostra epoca.
Un rimando contemplativo
Un’altra delle grandi eredità che ci ha lasciato l’organizzazione è la capacità che ha dimostrato un gruppo di accademici di andare oltre i limiti della conoscenza.
Al contrario di altre organizzazioni che si riunivano per discutere determinati argomenti sempre all’ombra di premesse inamovibili, i membri del Banchetto trovavano durante le riunioni un modo per esplorare l’ignoto.
Al giorno d’oggi l’impegno dell’organizzazione si spinge oltre i confini dei continenti e la maggior parte dei seguaci della scuola junghiana professano l’apertura e la contemplazione dell’ignoto.
Queste persone che non hanno mai ha aderito ad altre organizzazioni, hanno fatto sì che le trattazioni affrontate durassero nel tempo e fungessero da spirito guida negli anni a venire.
L’uomo si ritrova crocifisso tra due opposti e soffre fino a quando interviene quel terzo intermediario.
-C. Jung-
Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.
- Steven M. Wasserstrom: Religion after religion. Gershom Scholem, Mircea Eliade, and Henry Corbin at Eranos. Princeton Univ. Press: Princeton, 1999.