Il decorso del morbo di Alzheimer attraverso l'arte
William Utermohlen è stato un artista americano che ha ottenuto la popolarità per aver mostrato il decorso del morbo di Alzheimer attraverso la sua arte.
Nel 1991 iniziò ad accusare i primi sintomi; quattro anni dopo, all’età di 65 anni, gli venne diagnosticato il morbo di Alzheimer.
Grazie alla moglie Patricia, storica d’arte, godiamo di un’eredità artistica impiegata per la prima volta per aiutare a comprendere il decorso del morbo di Alzheimer.
Immagine per gentile concessione di society.elpaís.comIl caso Utermohlen
Il caso di questo artista ha attirato l’attenzione di numerosi media come la rivista britannica The Lancet, la rivista americana Neurology, il New York Times e la BBC, tra gli altri. Nelle righe che seguono riveliamo l’intera storia.
L’Alzheimer è una malattia che interessa principalmente il lobo parietale destro. Quest’area del cervello è essenziale per visualizzare un’immagine e poi catturarla. Grazie alle opere di Utermohlen, possiamo vedere in modo evidente che il suo modo di visualizzare e catturare cambia profondamente con l’evolversi della sua malattia.
Come racconta la moglie Patricia, già nel 1991 cominciò a notare alcuni cambiamenti nel marito, il quale si abbottonava con difficoltà la camicia, non riusciva a maneggiare i soldi e aveva perso agilità con la scrittura.
La sua produzione artistica si basa principalmente sulla realizzazione di autoritratti, che si trasformano in concomitanza con il decorso della malattia.
Con il tempo perse la capacità di rappresentazione spaziale, il rapporto tra caratteristiche e oggetti, tra proporzione e prospettiva; le sue ultime opere sono estremamente semplificate, lo sfondo quasi inesistente e la gamma di colori usati si limita al bianco e nero… Proprio come la sua vita.
In questo interessante collage di alcune sue opere si può osservare il decorso del morbo di Alzheimer nell’artista e il diverso stile pittorico.
Immagine per gentile concessione di pandoadearte.blogspot.comI disegni più grossolani sembrano riflettere perfettamente il suo declino cognitivo e fisico; si osserva anno dopo anno un declino maggiore nella sua persona e nel suo autoritratto fino a culminare in un’ultima opera in cui il volto non esiste.
È l’anno 2000 poco prima della sua morte. Secondo la moglie “è come se William avesse assimilato il suo destino nella sua pittura: sopravvivere mentre scompare”.
È davvero sorprendente come la perdita di abilità abbia creato in lui una nuova abilità: catturare la sofferenza e l’anima di una persona malata di Alzheimer. Questa demenza cognitiva altera la capacità di visualizzazione e a William Utermohlen sembra aver donato la capacità di visualizzare…la sua anima.
Come altre malattie e disturbi mentali, anche la demenza è in molti casi fonte di ispirazione artistica e riflesso della sofferenza della persona. Le opere di Utermohlen sono un ottimo esempio del rapporto tra demenza e arte.
Malattia come fonte di ispirazione per l’arte
Vincent Van Gogh è forse l’artista più noto quando si mettono in relazione la malattia mentale e l’arte. Van Gogh soffriva di una malattia maniaco-depressiva che lo portò a creare opere altamente espressive, in cui il colore vibrante e il tratto energico sono un chiaro esempio della sua mente tormentata. È il caso del dipinto La notte stellata.
Edoardo Munch soffriva di depressione, sicuramente a causa dei suoi eccessi di alcol e della sofferenza per la morte della sorella Sophie e della madre per tubercolosi, nonché della sorella Laura in un centro psichiatrico per schizofrenia. La sua opera L’urlo non ha bisogno di spiegazioni; è un’immagine che parla da sé con forza.
Secondo il dottor Luis Caballero, primario del reparto di psichiatria dell’ospedale universitario Puerta del Hierro di Majadahonda, Spagna, e portavoce della Società spagnola di psichiatria, “La malattia può segnare una svolta nella vita del paziente. Allucinazioni o delusioni rendono più inclini all’arte. La persona acuisce la sua sensibilità, che trasmette in modo diverso”.