Il Re Leone: il richiamo della nostalgia
La Disney ci ha preso gusto a giocare con la nostalgia, a realizzare remake dei film che hanno fatto innamorare i bambini degli anni ’90, in questa fase che qualcuno chiama “Rinascimento Disney”. Gli spettatori vanno al cinema con l’intento di tornare al passato, pur sapendo che ne usciranno delusi perché il remake non era all’altezza. Uno degli ultimi arrivati è anche uno dei più amati da questi giovani adulti. Stiamo parlando dell’Amleto dei tempi nostri, che altro non è se non Il Re Leone.
Il periodo compreso tra il 1989 e il 1999 è stata un’epoca gloriosa per gli studi Disney; in quegli anni sono stati prodotti titoli che sono ormai dei classici: Mulan, Tarzan, Hercules, La Bella e La Bestia, La Sirenetta e, ovviamente, Il Re Leone.
La Disney aveva dato una svolta alle sue produzioni; venivano prodotti film di grande qualità, fruibili anche dagli adulti. Questi cartoni animati fecero la loro comparsa in un’epoca ancora estranea alle nuove tecnologie, ma con effetti già in grado di portare la magia dell’animazione a quote mai raggiunte. L’intrattenimento dei più piccoli veniva offerta da queste produzioni, internet era ancora una fantasia del futuro e l’esperienza del cinema era -scusate la ridondanza, ma ne vale la pena- un’esperienza assolutamente emozionante.
Tra tutti questi film, Il Re Leone brilla di luce propria, è il film sulla bocca di tutti, nessuno può odiarlo e possiamo solo arrenderci a esso. Questo fascino gli ha permesso di diventare un musical che ancora riempie i teatri e -come c’era da aspettarsi- gli studi Disney hanno voluto incrementare i profitti con un remake. Cosa aspettarsi da questa nuova versione del classico di animazione? Quali novità presenta?
Perché un remake?
Per rispondere a questa domanda, in questo caso specifico, potrebbe bastare un: perché è redditizio, molto redditizio. Ma la risposta potrebbe essere più complessa. Di certo il pubblico è andato in massa a vedere la nuova versione di un classico della propria infanzia, ma è altrettanto vero che di fronte ai remake tendiamo a essere molto critici, a volte anche ingiustamente.
Il caso di cui ci stiamo occupando oggi, inoltre, presenta una particolarità. Mentre in altri classici Disney possiamo trovare delle discrepanze tra il pubblico che finisce per giustificare la licenza poetica dei registi, con Il Re leone vi è assoluta unanimità. A detta di molti si tratta di uno dei migliori film della Disney; per altri, è il migliore in assoluto e può persino essere presente nelle liste che non includono solo film di animazione.
Così la nostalgia e la più assoluta devozione giocano a sfavore della libertà creativa in toto. Vale a dire che Il Re leone diventa, in qualche modo, intoccabile. Non è possibile modificarlo, apportare cambiamenti o abbellirlo. Qualsiasi elemento aggiuntivo, per quanto carico di belle intenzioni, è suscettibile di critica.
I motivi che possono indurre a fare un remake sono i più svariati: dalla voglia di raccontare la storia da un altro punto di vista fino alla volontà di aggiornare i valori rappresentati, passando per un allontanamento spontaneo dall’originale. Qui il punto interessante è che Il Re Leone è, già di per sé, un remake e un adattamento di Amleto che, trasferito al regno animale, presenta delle similitudini con l’opera di Shakespeare.
Le difficoltà di un remake ambizioso
Dopo aver visto la versione del 2019, ci rendiamo conto che i suoi creatori erano davvero consapevoli delle difficoltà di una revisione del classico Disney (motivo per cui sono rimasti molto fedeli -persino troppo- all’originale). A tal proposito bisogna chiedersi allora per quale motivo fare un remake? Nostalgia? Restituire un’infanzia ai giovani adulti? Si deve al “Rinascimento della Disney”? O forse l’unico motivo è di tipo economico?
A ogni modo, riesce nel suo intento: indurre il pubblico ad andare al cinema e a lasciarsi trasportare dalla nostalgia, cullato al meglio dalla colonna sonora, che recupera tematiche dell’originale che hanno lasciato il segno.
Allo stesso tempo, diventa un film piacevole, dalla grande qualità visiva, ma che probabilmente dimenticheremo tra qualche anno. Forse potevamo farne a meno, visto che non mostra quasi nulla di nuovo; ma a volte non vogliamo qualcosa di nuovo: vogliamo quel viaggio che ci è stato promesso nella più tenera infanzia.
L’impronta di Amleto
Come anticipato, Il re leone è ispirato ad Amleto; le similitudini sono più che evidenti, ma sono state messe in scena in tono più docile e più vicino al pubblico infantile. Amleto è stato, a suo tempo, assolutamente innovativo; ha approfondito i personaggi e gli aspetti psicologici, ha rappresentato una rottura con la tradizione. La tragedia ha influenzato enormemente la letteratura universale e non c’è dubbio sul suo valore di classico.
Il Re Leone, oltre a prendere l’opera come punto di riferimento, si concentra sulle emozioni, sui sentimenti e sulle motivazioni dei suoi personaggi. In questo modo delinea una storia che, nonostante sia narrata da animali, troviamo profondamente umana.
Shakespeare non parlava solo di vendetta in Amleto, studiò minuziosamente la natura umana, delineando dei personaggi che hanno consentito un’infinità di analisi da molte prospettive diverse. Ne Il re leone ci avviciniamo a Mufasa ed entriamo a fondo nella relazione padre e figlio; proprio per questo riusciamo a giustificare enormemente la vendetta e viene raggiunta l’empatia con il pubblico infantile.
In tal modo, Il re leone non solo assomiglia ad Amleto per la tematica, ma anche per il ruolo che riveste nell’immaginario collettivo e negli studi Disney. Mette insieme dramma, commedia, musica e ci rende partecipi della tragedia della morte di un proprio caro.
Il re leone ci offre una visione più profonda dei personaggi, mettendo da parte il punto di vista troppo infantile del cinema di animazione per raggiungere anche un pubblico adulto.
Il Re Leone: l’importanza del nostro pianeta
Anche se non altera quasi la trama principale, Il Re Leone del 2019 presenta un argomento che, per quanto presente negli anni ’90, è stato accentuato e maggiormente valorizzato. Stiamo parlando del messaggio nascosto in tutto il film e che viene reso esplicito nei vari personaggi: l’uso che facciamo delle risorse, il valore che diamo alla natura.
Il ciclo della vita è la chiave del film: Mufasa spiega a Simba l’importanza di capire che tutti gli esseri sono fondamentali, dagli animali alle piante. Se l’avarizia finisce per corromperci e iniziamo ad abusare delle risorse offerteci dalla terra, il ciclo si rompe e con esso la vita diventa impossibile.
Loro, in quanto leoni, potrebbero essere i “forti”, in quanto si cibano di altri animali erbivori. Eppure, Mufasa ricorda che dopo la morte i loro corpi diventeranno cibo per la terra, da cui nascono piante che, a loro volta, verranno consumate da erbivori. Se tutti danno il proprio contributo senza abusare della propria condizione, la vita sarà più armoniosa, anche se a volte ci sembra ingiusta.
Il personaggio di Scar ne Il Re Leone
Scar è il personaggio che incarna l’avarizia, la corruzione spinta dal potere e dal desiderio di possederlo. Poco importa che il resto degli animali del suo regno muoiano di fame, che la terra non dia più frutti… Scar contribuisce alla distruzione del suo stesso mondo.
Questo messaggio stabilisce un chiaro parallelismo con il nostro pianeta, con l’emergenza climatica che stiamo affrontando e con i problemi che derivano da una distribuzione diseguale e abusiva delle risorse. Senza allontanarsi dall’originale, riprende un messaggio e lo presenta nella nostra epoca, più vicina a noi, permettendo al pubblico di identificarsi in quello che vede sullo schermo.
Riflessioni conclusive
Il re leone sarà sempre il classico dei classici della Disney ed è probabile che tra alcuni anni non ci ricorderemo nemmeno della nuova versione. Di sicuro non la vedremo centinaia di volte, come invece abbiamo fatto con l’originale.
Tutto questo non impedirà alla nostalgia di prendere il sopravvento, riportandoci alla nostra infanzia, facendoci venire voglia di guardare ancora una volta l’originale e spingendoci a intonare quelle canzoni che, per molti di noi, rappresentano la colonna sonora della nostra vita.