Infelici sul lavoro: cosa fare?

Infelici sul lavoro: cosa fare?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Essere soddisfatti del proprio lavoro (senza perderlo) e guadagnarsi da vivere non è sempre facile. Quando si è infelici sul lavoro, sentiamo dire spesso, che la cura è cercarne un nuovo, ma, considerate le difficoltà oggettive, non sempre è possibile. Questo spiega perché sono sempre più diffuse le malattie mentali associate al lavoro.

Studi come quello pubblicato sulla rivista Economic Research mettono in evidenza un dato di fatto: la soddisfazione personale sul lavoro migliora le prestazioni e l’efficienza aziendale. Vale a dire, un lavoratore felice che si sente apprezzato per le sue competenze e per il suo impegno, è il vero capitale per un’azienda.

Qualcosa di tanto scontato non sembra avere un riscontro nella maggior parte delle realtà lavorative. Essere infelici sul lavoro, infatti, è una condizione molto diffusa.

Quando siamo parti di un ingranaggio inflessibile

Sono molte le aziende che mettono in secondo piano le qualità e le esigenze dei dipendenti per concentrarsi solo sui risultati e sul raggiungimento degli obiettivi.

Le nostre attività economiche e produttive si poggiano spesso su leadership verticali, rigide, tradizionali e dotate di scarsa intelligenza emotiva. E chi non si adatta velocemente a questi ingranaggi inflessibili corre il rischio di essere rapidamente sostituito da qualcun altro; un riciclo di manodopera in un sistema sempre più competitivo.

Le attuali dinamiche lavorative tendono ad anteporre la produttività a valori come il benessere, la capacità di innovare, di creare e valutare il potenziale del dipendente. Il risultato è che i disturbi psicologici associati al lavoro sono in continua crescita. La fonte principale di stress nelle nostre vite è proprio il lavoro.

Inoltre, studi come quello pubblicato su The Scientific World Journal ci ricordano che essere infelici sul lavoro condiziona la nostra salute e altera tutte le nostre abitudini di vita (cibo, riposo, tempo libero, etc.). Cosa possiamo fare, quindi, in una situazione così dolorosa e comune?

“Quando il lavoro è un piacere, la vita è bella. Ma quando ci viene imposto, la vita è una schiavitù.”

-Maksim Gor’kij-

Impiegato disperato soffre di infelicità sul lavoro

Il mio lavoro mi rende infelice (e non sono l’unico)

Essere infelici sul lavoro significa spesso essere infelici nella vita. Un impiego occupa gran parte del nostro tempo e crea, per di più, la visione che abbiamo di noi stessi, un’immagine che dovrebbe conferirci dignità. Così, svegliarsi ogni mattina con l’angoscia di ritrovare la stessa attività, fonte di ansia, stress, bassa motivazione e nessuna soddisfazione, ci fa sprofondare in uno stato psicologico spiacevole e persino pericoloso.

Una curiosità: nel 2017 è stato condotto negli Stati Uniti uno studio sui livelli di soddisfazione personale tra i dipendenti di un gran numero di aziende americane. I risultati del rapporto sono sorprendenti e un po’ desolanti:

  • Il 75% dei dipendenti era alla ricerca di un nuovo posto di lavoro per lasciare quello che già avevano.
  • Il 77% ha dichiarato che le persone più qualificate e che contribuiscono maggiormente all’azienda vengono ignorate.
  • Il 44% ha indicato che i lavoratori più qualificati dell’azienda non sono mai stati presi in considerazione.
  • Il 55% ha rivelato che lo stipendio non era all’altezza delle loro prestazioni.

Questi numeri sono più che indicativi di quanto accade nel mondo del lavoro, da noi come negli altri paesi.

Donna triste appoggiata sulle mani infelici sul lavoro

Cause di infelicità sul lavoro

Vediamo quali sono i motivi principali che ci fanno sentire insoddisfatti del nostro lavoro.

  • Retribuzione. Lo stipendio è ancora oggi la principale causa di infelicità sul lavoro.
  • Incertezza. Al momento l’incertezza sulla capacità di mantenere l’occupazione, anche per pochi mesi, è una delle maggiori cause di stress e ansia.
  • Tipo di occupazione. Oltre al salario, indubbiamente conta il tipo di mansione che svolgiamo. Potrebbe essere molto al di sotto della nostra formazione, non identificarci, essere noiosa o sottoporci a turni complicati che influiscono sulla nostra salute e che ci rendono impossibile avere una vita sociale o entrare in relazione con i colleghi.
  • Ambiente di lavoro. Questo aspetto è fondamentale. In alcuni ambienti lavorativi si respira troppa pressione, competitività, abusi da parte dei responsabili o colleghi tossici.
  • Manager con poche capacità. Dirigere un’azienda implica saper guidare, essere abili a valorizzare le capacità dei dipendenti, incoraggiare, creare climi produttivi e rispettosi, saper innovare. Se questo non accade, è normale essere infelici sul lavoro.

Infelici sul lavoro, cosa si può fare?

Quando si è scontenti del proprio lavoro, possono succedere due cose. La prima è decidere di trovare altro. La seconda e più comune è abituarsi all’idea che non vi è altra possibilità se non quella di adattarsi a svolgere un lavoro insopportabile in cambio di uno stipendio. Ora, prima di scegliere la prima strada o la seconda, vale la pena di adottare un modo di pensare intermedio.

Qualche strategia per migliorare (il più possibile) la nostra situazione:

  • Privilegiate i contatti con i colleghi che trasmettono positività, empatia, motivazione ed energia positiva. Da evitare, invece, le persone che ci contagiano con il cattivo umore e la negatività.
  • Scoprite se esiste la possibilità di accedere a un altro tipo di mansione, attraverso una promozione o un trasferimento in un altro reparto.
  • Se avvertiamo nei nostri responsabili o capi un atteggiamento tossico o abusante, mettiamo dei limiti. Eseguire ordini denigranti o contro i nostri principi è pericoloso per la nostra integrità fisica e psichica. Manteniamo sempre la nostra dignità.
  • Una volta usciti dall’ufficio, dimenticatevene. Nella misura del possibile, evitate di portare a casa lo stress, le preoccupazioni e i rapporti problematici con i colleghi.
    Uomo guarda la città da una roccia

Infine, mai sottovalutare i campanelli d’allarme. Rappresentano i limiti che devono farci considerare che, a volte, è meglio perdere un lavoro che la salute. Se i nostri sforzi, la nostra bravura vengono costantemente ignorati, se il clima è tossico e violento, la retribuzione irrisoria… se sentiamo che tutto questo sta minando il nostro equilibrio, rovinandoci la vita, meglio cercare un’alternativa.


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