La psicologia positiva e l'influenza di Aristotele
Oggi sono molti i libri che trattano di, o che si concentrano su, un concetto “ormai alla moda”: la psicologia positiva. Eppure, in molti casi, questo tipo di letteratura viene considerata “venditrice di fumo”. Questo perché alcuni autori che si ergono in sua difesa non esitano a sovrastimarne il potere, trasmettendo l’idea che una volta accolti gli assiomi di questo approccio psicologico si aprirà un mondo di rose senza spine.
Questa letteratura mira a infondere positività e a far sentire i lettori più felici. Tuttavia, questi libri non sostituiscono in alcun modo il grande aiuto offerto dalla consulenza di uno psicologo.
Sebbene la psicologia positiva si sia fatta spazio tra gli scaffali solo oggi, l’idea sulla quale si fonda ha davvero ben poco di moderno. Aristotele parlava già nelle sue opere di positività. In questo articolo, scopriremo in che modo questo importante filosofo ha influito sulla psicologia positiva, come la percepiva e come si è evoluto il concetto fino ai giorni nostri.
Etica Nicomachea
L’Etica Nicomachea è un’opera scritta da Aristotele nel IV secolo a.C., in cui sono già osservabili alcune tracce di quella che conosciamo oggi come psicologia positiva. In quest’opera Aristotele parla della felicità (eudaimonia), della virtù, della ragione pratica e delle emozioni come dei pilastri di quella che egli definiva “buona vita”; qualcosa che tutti noi perseguiamo. Per raggiungere questo ideale di buona vita, è necessario sviluppare alcune virtù (buone abitudini) e contare su determinati punti di forza.
I punti di forza, secondo Aristotele, sarebbero quei tratti caratteristici che ognuno di noi possiede sin dalla nascita e che permettono di raggiungere il benessere e la felicità. Ma non tutti nascono con questi punti di forza indispensabili per raggiungere la buona vita.
Per esempio, una persona insicura trova maggiori difficoltà rispetto a chi, per natura, tende a osare e a uscire dalla propria zona di comfort. Eppure, Aristotele afferma che esercitando l’autocontrollo e l’autoregolazione è possibile acquisire questi punti di forza, sebbene, di contro, sia necessario esercitare la volontà.
Prova dello scopo ultimo delle umane azioni è la felicità, e che la vera felicità consiste nel compiere le azioni secondo la retta ragione, nella quale consiste la virtù.
-Aristotele-
La saggezza pratica di Aristotele nella psicologia positiva
È importante considerare il concetto aristotelico di saggezza pratica, meglio conosciuto come phronesis, in riferimento a ciò che oggi conosciamo come psicologia positiva. Secondo il filosofo greco, questo concetto era la virtù principale dell’essere umano: ci permetterebbe di prendere decisioni migliori.
Lo psicologo e scrittore statunitense Seligman e i suoi collaboratori per la stesura dell’articolo Positive Psychology Progress Empirical Validation of Intervention hanno elaborato alcune proposte sulle azioni che sembrerebbero favorire il benessere mediante la saggezza pratica. Queste azioni sono esposte da Carnicer e Gómez nel loro articolo Contributions from Positive Psychology Applied to
Teacher Training, nel seguente modo:
- Trascrivere una volta al giorno e per una settimana tre cose per la quale ci sentiamo grati.
- Scrivere una lettera di ringraziamento a una persona a noi cara. Possiamo inviargliela o consegnarla personalmente al nostro destinatario, ma possiamo anche non farlo.
- Appuntare su un taccuino tutti i ricordi importanti, quelli che per noi sono stati particolarmente positivi ed emozionanti. Questo esercizio può durare più di un giorno, visto che possono venirci alla mente nuovi ricordi dopo alcuni giorni, di cui inizialmente non ci ricordavamo.
- Realizzare un questionario sui punti di forza, come quello disponibile sulla piattaforma web www.viacharacter.org. Basterà registrarvi e scegliere la lingua in cui volete rispondere alle 120 domande. È importante essere sinceri per ottenere un risultato veritiero.
Questo tipo di azioni ci avvicinano a quella saggezza di cui parlava Aristotele: considerare la virtù come una dote da apprendere sempre mediante l’esperienza. Un pensiero che condividono anche gli psicologi Schwartz o Sharpe.
La vita infligge gli stessi contrattempi e le stesse tragedie sia all’ottimista che al pessimista. La differenza è che l’ottimista le affronta meglio.
-Seligman-
Esercitare attivamente la felicità
C’è un’idea presente nella psicologia positiva e anche in Aristotele: solo con nuove abitudini e cambiando determinati atteggiamenti è possibile raggiungere la buona vita. Con la pratica e con la perseveranza, inoltre, sembrerebbe possibile raggiungere il vero successo: il tanto agognato benessere.
Dopo esserci addentrati in questo concetto, è importante conoscere alcuni libri interessanti, utili per iniziare a immergersi in questa idea. Giunti a questo punto, bisogna fare una precisazione: la psicologia positiva non va utilizzata per camuffare il malessere o i problemi, mostrando al loro posto che tutto va benissimo e che è meraviglioso. Possiamo applicarla a nostro vantaggio solo se fuggiremo alle bugie che, spesso, si bagnano in queste acque.