L'elefante incatenato: i fallimenti del passato
La storia de L’elefante incatenato narra di un bambino giocherellone, curioso e divertente che viveva in un piccolo villaggio. I suoi genitori avevano una fattoria e lui considerava tutti gli animali suoi amici. Le galline, le anatre, i maiali e le mucche erano i suoi compagni di gioco. Aveva dato un nome a tutti e parlava loro come se potessero comprenderlo.
Un giorno giunse al villaggio un circo gigantesco. Il bambino non aveva mai visto un circo prima di allora. I suoi compagni a scuola non facevano altro che parlarne. Dopo le lezioni, andavano tutti a vederlo.
Il piccolo chiese ai genitori di portarlo al circo. Moriva dalla voglia di osservare i giocolieri, i pagliacci e, ovviamente, i domatori. Aveva notato che portavano con sé animali enormi e misteriosi. Una tigre, un leone, un elefante e diverse zebre. Un vero spettacolo per il ragazzino.
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.-Martha Medeiros-
La storia de L’elefante incatenato
Un pomeriggio al circo
I suoi genitori acconsentirono a portarlo al circo e il piccolo era davvero emozionato. Quasi non dormì sapendo che il giorno dopo avrebbe visto lo spettacolo tanto atteso. Con le prime luci dell’alba, si alzò e fu pronto in un batter d’occhio. Le ore sembravano non passare mai, finché non arrivò il momento.
I genitori gli comprarono i popcorn e lo zucchero filato. Era felice per quelle ghiottonerie ma soprattutto perché stava per vedere uno spettacolo che gli sembrava provenire da un altro mondo. Era incantato dai trapezisti e, ovviamente, dai numeri con gli animali. Il leone era così docile che salutava il pubblico. Le zebre erano estremamente agili e correvano in cerchi perfetti, senza mai perdere il ritmo. E l’ elefante era così simpatico che si ergeva su due zampe e scherzava con i pagliacci.
Il piccolo restò affascinato e alla fine dello spettacolo si recò sul retro del tendone per vedere gli artisti e, ovviamente, quei meravigliosi animali. E così fece: si incamminò insieme ai genitori e, in fondo, vide che gli animali erano chiusi nelle gabbie. L’elefante, tuttavia, era all’aria aperta . Il ragazzo si avvicinò e vide che una delle sue zampe era legata, con un’enorme catena, a un palo che poggiava a terra. L’animale non si muoveva, giaceva lì paziente.
Fine della storia de L’elefante incatenato
Il bambino tornò a casa pensieroso. Non gli era piaciuto vedere gli animali rinchiusi nelle gabbie. Tuttavia, era rimasto colpito soprattutto dall’elefante: non era in gabbia, ma era legato. Nonostante la catena fosse grossa, si notava anche a un miglio di distanza che l’elefante avrebbe potuto disfarsene. In fine dei conti, era un animale gigantesco.
Il bambino chiese ai suoi genitori perché l’elefante era legato con delle catene. Questi gli risposero “Per impedirgli di scappare”. Per impedirgli di scappare? Avrebbe potuto scappare se lo avesse voluto. Una catena e un piccolo palo non erano di certo un ostacolo per lui. Allora , “Perché non scappa?”, chiese il ragazzo. I genitori alzarono le spalle e non gli risposero.
Il bambino continuò a essere inquieto e, il giorno seguente, fece la stessa domanda alla professoressa di scienze. Lei gli diede una risposta chiara: “Non scappa perché è ammaestrato”. E gli spiegò cosa fosse l’ammaestramento.
I motivi per non scappare
Il bambino comprese allora che sebbene adesso l’elefante fosse un grande l’animale, vi era stata un’epoca in cui era piccolo. Era allora che gli avevano legato una zampa a un piccolo palo. Il bambino immaginò il piccolo elefante fare di tutto per liberarsi da quella catena, ma senza successo.
Il piccolo giunse alla conclusione che l’elefante non si era accorto di essere cresciuto e di essere un animale formidabile. Il ricordo di quella feroce lotta contro una catena e un palo che non cedevano si era impresso nella sua mente. Per questo motivo, nonostante avrebbe potuto liberarsi, aveva smesso di provarci. Era più forte il ricordo dei fallimenti passati che la reale possibilità del presente.
La storia de L’elefante incatenato ci ricordano quelle persone che restano ancorate a una brutta esperienza passata e smettono di provarci. Perché è più forte il ricordo di un brutto passato che vedere la reale possibilità di cambiare il presente.