L'uomo nell'ombra: l'ermetismo di Dick Cheney
Tra i candidati per il miglior film troviamo Vice– L’uomo nell’ombra, scritto e diretto da Adam McKay e interpretato da un irriconoscibile Christian Bale. Nonostante le otto nomination, ha dovuto accontentarsi della statuetta per il miglior trucco e acconciatura.
Che non avrebbe vinto il premio per il miglior film era intuibile, sapevamo infatti che l’Academy non avrebbe premiato il film; tuttavia, vale la pena guardarlo ed è sicuramente uno dei candidati migliori.
Se avete visto La Grande Scommessa (McKay, 2015), sapete cosa troverete: un film che oscilla tra documentario e finzione, carico di critica acida.
Se non l’avete ancora visto, correte a vederlo perché sarà tempo ben speso. McKay chiarì già le sue intenzioni nel 2015 con La Grande Scommessa, un film in cui si affidò sempre a Bale per far esplodere il mercato immobiliare.
McKay sembra determinato a raccontare storie di manipolazione, dettagli e bugie, architettati dalla cima della piramide del potere e nascosti alla gente.
Questa volta ci troviamo di fronte a un biopic, ma non un tributo, piuttosto una biografia sarcastica. Il tono umoristico, casual, quasi zotico, ravviva una trama assolutamente drammatica. Dick Cheney non era altro che un burocrate timido, un uomo che passa inosservato, ma che divenne vicepresidente durante il mandato di George W. Bush.
Vice – L’uomo nell’ombra sviscera questo personaggio, ci mostra come, dall’ombra, è riuscito a gestire alcuni degli eventi più importanti della nostra storia più recente.
La politica non esiste, non è altro che un teatrino per ingannare la gente: questa è la sensazione di disperazione che accompagna Vice – L’uomo nell’ombra.
ATTENZIONE: sebbene non racconteremo tutto il film, questo articolo potrebbe contenere spoiler.
Alla scoperta di Dick Cheney
Nei titoli di coda, il film si definisce come una storia vera o, almeno, abbastanza vicina alla realtà. Il regista ci avverte che non è stato facile addentrarsi nella vita di Cheney, personaggio assolutamente ermetico; con il suo tono disinvolto avverte: “abbiamo lavorato come i muli”.
L’uomo nell’ombra, come suggerisce il nome, conferma i nostri sospetti: il potere corrompe e crea una fortissima dipendenza.
Dick Cheney non era nessuno, era un giovane che non si distingueva in niente in particolare: non era bravo nello sport, era stato espulso dall’università e passava ore a ubriacarsi e trastullarsi in attività violente.
Dopo aver visto il film, la verità è che preferiamo quasi il Dick ubriaco al Dick politico; almeno, quando era solo un alcolizzato, i suoi danni non avevano ripercussioni mondiali.
McKay non usa mezzi termini: sceglie un obiettivo e rimane determinato a mostrarci il vero mostro e altri personaggi senza scrupoli. La moglie di Cheney, Lynne, avrà il compito di far entrare Cheney in politica.
Lei, come donna, incontra delle difficoltà, nonostante i suoi ottimi voti e il suo indubbio carisma. Per placare la sua sete di potere, convincerà il marito ad entrare in politica e, così, quasi senza pensarci, Cheney si avvicinerà agli organi del potere.
“Dietro un grande uomo c’è una grande donna” questa frase, la cui origine è ben diversa ed è sempre stata mal interpretata, è perfetta per questa situazione.
Inizia come un servo, come un uomo invisibile in mezzo a uomini molto potenti. Ma è furbo, silenzioso e molto attento: a poco a poco, occuperà posizioni sempre più importanti. Sebbene negli Stati Uniti la figura del vicepresidente non sia particolarmente rilevante, piuttosto una posizione simbolica, Cheney sarà l’eccezione.
Il ruolo di Cheney
Cheney e i suoi seguaci iniziarono la loro ascesa con l’aiuto dei media e delle famiglie benestanti del paese. Improvvisamente, le energie rinnovabili e le politiche sociali che erano state implementate fino a quel momento lasciano il posto al paradiso dei ricchi, delle grandi aziende e, in ultima analisi, del potere.
Nella scena, al grido di “God bless America” vengono distrutti una miriade di pannelli solari. Sì, stiamo assistendo ad una satira totalmente selvaggia e sfacciata.
Cheney, l’uomo il cui obiettivo era sempre stato l’Iraq, trovò la sua migliore possibilità dopo gli attacchi dell’11 settembre. Un bersaglio con un nome e geograficamente identificabile sulla mappa: la società ne aveva bisogno e Cheney non esitò a puntare il dito contro di esso. Una miniera d’oro liquido, che gli Stati Uniti non volevano sprecare.
Dotato di poco carisma, ma di indiscutibile astuzia e freddezza, Cheney ribaltò le carte in tavola nel corso della nostra storia attuale. “La tribù ha parlato” – ci dicono – sono riusciti a dominare l’opinione pubblica e il popolo sostiene la guerra: obiettivo raggiunto.
Vice – L’uomo nell’ombra, una risata amara
Le digressioni, le immagini, i commenti di questo spettacolare narratore… Vice – L‘uomo nell’ombra parte dall’umorismo, ma nasconde una verità molto spiacevole. Ci strappa qualche risata, ma abbiamo anche bisogno del dramma.
Il narratore, la cui identità non viene rivelata fino alla fine, si presenta come un operaio, lo vediamo a casa con la sua famiglia, al lavoro e perfino in guerra. Il popolino vs. potere, la satira ha ancora più senso dal punto di vista del narratore.
Potere esecutivo individuale e legge di imparzialità sono termini che vengono ripetuti più e più volte nel corso del film. Cheney aveva bene chiaro di cosa avesse bisogno: controllo assoluto e legge dalla sua parte.
Sullo schermo, un potente slogan si erge al di sopra della Corte Suprema degli Stati Uniti: “Equal Justice Under Law”; nel frattempo, Dick e la sua gente stanno cambiando le leggi per ottenere ciò che vogliono, ironia?
Ma come ci è arrivato Cheney fin lì? Lo spettatore cercherà di capire come quest’uomo sia ora diventato un favoloso stratega disumanizzato e onnipresente. Come in una partita di Monopoli, Dick era il fautore di tutti gli affari, mentre Bush non era altro che il volto visibile di tutto ciò che si nascondeva dietro.
In effetti, la figura di George W. Bush si presenta piuttosto ridicolizzata. Una scena in particolare, possibilmente la migliore del film, cattura con un semplice gesto il terrore da ogni parte: il terrore dell’uomo potente esposto davanti alle telecamere, e il terrore dell’uomo invisibile la cui la famiglia viene bombardata dal potente.
La satira si rafforza notevolmente in uno dei momenti più epici del film: il finto finale. La prima metà del film ha introdotto Cheney e la sua ascesa al potere. Ma ci è stato presentato come un uomo di famiglia, preoccupato, capace di rinunciare a tutto per il bene della sua famiglia.
Finto finale
Nella scena, un’affascinante famiglia americana che si gode felicemente i propri preziosi Golden retriever ci accompagna ai titoli di coda che però si interrompono bruscamente.
No, il film non finisce qui, pensavate forse di vedere un lieto fine? Niente affatto, il meglio (o il peggio) deve ancora arrivare. Da qui il ritmo diventa più incalzante e precipitiamo in un terribile abisso che ci catapulta nel presente.
Ignoriamo ciò che abbiamo di fronte, i media ci manipolano, i politici giocano con noi e il nostro futuro sembra molto cupo. Usciamo quindi dal cinema, disperati e in uno stato mentale che spazia tra il tragico e l’assurdo. Chi sono i colpevoli di tutto questo?
Potremmo incolpare il protagonista del biopic, ma lui preferisce puntare il dito in un’altra direzione: noi. Ed è proprio lui, alla fine, che ci dà una lezione, proprio il mostro che abbiamo odiato per tutta la durata del film.
Vice – L’uomo nell’ombra è il ritratto, o la caricatura, di un uomo terribile ma estremamente intelligente. Un film assolutamente necessario, con uno stile che ricorda profondamente documentari come Fahrenheit 9/11 di Michael Moore.
Dissezione l’intera trama alla base della guerra in Iraq, la dipendenza dal potere e le grandi bugie che i governi ci hanno raccontato. Le guerre sono giuste? No, assolutamente no. Tuttavia, cercano di giustificarle, di venderle al popolo attraverso i media in modo che tutti troviamo un nemico comune.
Conclusioni su Vice – L’uomo nell’ombra
Silenziosamente e molto lentamente, quasi inosservato, Dick Cheney è arrivato in cima e da lì ha controllato tutto. Vice – L’uomo nell’ombra, attraverso un sapiente uso del sarcasmo, invita alla riflessione e ci ricorda che le persone dovrebbero essere sempre una priorità, anche se alcuni sembrano averlo dimenticato. Come uno schiaffo, ci fa male, ma allo stesso tempo ci sveglia dal nostro letargo.