Mare dentro: quando vivere diventa un obbligo
Mare dentro è un film spagnolo del 2004 diretto da Alejandro Amenábar e che vede come interprete protagonista Javier Bardem. Il film è ispirato a una storia vera, la vita di Ramón Sampedro, un uomo che, dopo esser rimasto tetraplegico, decide di porre fine alla sua vita.
La storia di Ramón Sampedro divenne un caso mediatico in Spagna, paese in cui l’eutanasia non è legale; sono passati 20 anni dalla morte di Ramón Sampedro e ancora oggi la legge spagnola non contempla il suicidio assistito, motivo per cui questa storia continua a essere sotto i riflettori.
Mare dentro ha ravvivato la fiamma della polemica e riaperto un caso che non era ancora del tutto chiuso, poiché Ramona Maneiro, la donna che lo aveva aiutato a morire, era stata assolta per mancanza di prove, ma quando il reato era già stato prescritto, aveva confessato di essere colpevole. Il primo film, ispirato a questa storia fu Condenado a vivir (letteralmente Condannato a vivere) del 2001, ma il più riconosciuto e acclamato è senz’altro Mare dentro, che ha ottenuto il Premio Oscar al miglior film in lingua straniera.
Nonostante il successo, questo film ha ricevuto anche critiche negative da parte della stampa e di alcune associazioni di tetraplegici che mettevano in discussione l’atteggiamento di Sampedro nei confronti della vita. Il film, tuttavia, non fa altro che avvicinarci a un caso reale e molto mediatico, e alla questione del diritto a una morte dignitosa, alla libertà di decidere a cui faceva appello Sampedro.
Ramón Sampedro, oltre al lascito mediatico e cinematografico, plasmò la sua storia in due opere scritte: Cartas desde el infierno (Lettere dall’inferno) e Cuando yo caiga (Quando cadrò) , quest’ultima postuma. Tutto ciò ha reso Ramón Sampedro una figura familiare alla maggior parte degli spagnoli e un personaggio di spicco nella lotta per il diritto all’eutanasia.
“-La vita per me in questo stato… la vita così non è vita. Chi sono io per giudicare chi vuole vivere? Per questo chiedo che non giudichino né me né chi mi aiuterà a morire. -Credi che qualcuno ti aiuterà? -Dipenderà da quelli che conducono il gioco e dalla loro paura. Non ci vuole tanto, la morte c’è sempre stata, alla fine tocca a tutti. Se fa parte di noi perché si scandalizzano tanto perché io dico che mi va di morire, come fosse qualcosa di contagioso.”
-Ramón Sampedro (Javier Bardem)-
Mare dentro, vivere o morire?
Ramón Sampedro nacque in Galizia nel 1943, lavorò come pescatore fino all’età di 25 anni, dopodiché fu vittima di un incidente che lo obbliga in un letto per il resto della sua vita. Consapevole che non avrebbe mai più potuto muoversi e che la sua vita sarebbe sempre dipesa dalla cura di altre persone, Ramón Sampedro decise di voler morire, e voleva farlo in modo dignitoso, motivo per cui divenne il primo spagnolo a fare richiesta del suicidio assistito. Questo trasformò il suo caso in una fonte di polemiche e in una lotta con i tribunali.
Vedendo che il suo desiderio non poteva compiersi in nome della legge, decise di farlo di nascosto affidandosi all’aiuto dell’amica Ramona Maneiro, dato che a causa della sua condizione di tetraplegico non poteva farlo da solo.
Ramón registrò un video mentre beveva un bicchiere d’acqua contenente del cianuro di potassio; in esso spiegava perché credeva di meritarsi di morire dignitosamente e come aveva portato a termine questa azione, dichiarava inoltre che non avrebbero dovuto cercare dei colpevoli in quanto egli era stato la mente del piano e le persone che lo avevano aiutato gli avevano semplicemente prestato le loro mani.
Il film ci mostra le diverse reazioni alla decisione di Ramón: da un lato, i vari familiari si mostrano contrari alla morte. Suo fratello sostiene che vogliono solo il meglio per Ramón e che questo non coincide con la morte. Dall’altra parte, troviamo alcuni personaggi che provano empatia per Ramón, soprattutto l’avvocatessa Julia e la vicina di casa Rosa, che all’inizio si mostra contraria, ma finirà per aiutare Ramón.
Il personaggio di Rosa sarà cruciale, è parzialmente ispirato a Ramona Maneiro. All’inizio, gli si avvicina dopo averlo visto in televisione e crede di poterlo aiutare a ritrovare la voglia di vivere, tuttavia, finirà per innamorarsi di lui e comprendere di dover accettare la sua decisione.
Julia porterà il caso al tribunale; a differenza di Rosa, comprende Ramón sin dall’inizio, poiché anch’essa soffre di una malattia degenerativa e pensa spesso al suicidio.
Perché Ramón Sampedro voleva morire? Perché diceva che la sua vita non era degna e dignitosa? Un’infinità di gruppi reagirono alle sue affermazioni assicurando che una persona tetraplegica può essere felice, può vivere dignitosamente.
Uno dei momenti più critici da questo punto di vista, lo vediamo quando un sacerdote tetraplegico va a far visita a Ramón, entrambi discutono su questioni etiche, morali e religiose. Il sacerdote insiste sul fatto che la vita appartiene a Dio e che vivere non significa solo correre o muovere le braccia; si può vivere su una sedia a rotelle nel modo più dignitoso possibile. Sampedro non vuole più vivere, non vuole continuare a lottare, né accettare la sedia a rotelle, preferisce morire tranquillo.
Tutto ciò ci fa riflettere sull’assenza di una posizione giusta o corretta al riguardo. Non esiste una scelta migliore fra vivere o morire, sono semplicemente decisioni personali e individuali, in cui non dovremmo intervenire. Sembrerà assurdo a tutti obbligare una persona a morire o a convincerla di morire, ma allora perché obbligare qualcuno a vivere?
Mare dentro, la polemica sull’eutanasia
Quello sull’eutanasia è un argomento molto delicato perché, oltre alla decisione personale, intervengono altri fattori, come quello culturale, religioso, il lutto dei familiari e delle persone care, ecc. Accettare la morte non è facile per nessuno, ma accettare che qualcuno voglia morire è ancora più complicato.
Per Ramón Sampedro la vita era diventata un obbligo, la sua disabilità era un inferno per lui e, invece di cercare di ritrovare la voglia di vivere, decise di lottare per morire, per morire dignitosamente e senza che qualcuno avesse problemi legali a seguito di ciò. In Mare dentro, assistiamo a questa battaglia legale che arriva fino ai giorni nostri.
In alcuni paesi come Belgio, Olanda e alcuni stati degli Stati Uniti, l’eutanasia è legale, rientra con totale normalità nell’ambito sanitario e sono sempre di più le persone che ne fanno richiesta. Il desiderio di morire per non soffrire più è sempre esistito e i casi come quello di Ramón Sampedro non sono poi così rari, ma sono sempre rimasti nell’ombra e sono avvenuti senza il consenso della legge.
L’aspetto mediatico del caso, il video della sua morte, il film Mare dentro, aprirono un acceso dibattito in Spagna; un dibattito che, come abbiamo visto, mette in conflitto un’infinità di posizioni. Questo scontro, tuttavia, non porta da nessuna parte perché la verità è che, se qualcuno è convinto della sua decisione, farà tutto il possibile per avverarla.
I familiari sono certamente le prime persone a esserne colpiti e condizionati e, all’inizio, restii. Tuttavia, in questi casi, la comprensione, l’amore e persino il supporto psicologico dei familiari può essere fondamentale in questo cammino verso l’accettazione.
Non possiamo giudicare nessuno per le proprie decisioni o i suoi atti e non possiamo neanche obbligarlo a cambiare opinione; qual è la cosa giusta da fare? Forse non c’è una cosa giusta se non rispettare una decisione. Mare dentro ci mostra che possiamo essere d’accordo o meno, ma alla fine l’amore e la comprensione saranno più forti di qualsiasi idea personale.
“Vivere è un diritto, non un obbligo.”
–Mare dentro–