Non accettiamo il nostro corpo, perché?
Uno degli effetti del culto di uno specifico modello di bellezza è che finiamo per dubitare di noi stessi e non accettiamo il nostro corpo. Sposando la pericolosa idea di dover essere fisicamente perfetti per essere apprezzati o per dimostrare il nostro valore, è facile provare una delle sofferenze più inutili della vita: non accettarsi.
Di certo oggi sono moltissime le persone che nel mondo danno valore agli altri sulla base dell’aspetto fisico. Ed è anche vero che una persona di bell’aspetto si trova avvantaggiata nella vita: dall’avere più possibilità di conquista fino a ricevere più offerte di lavoro. Non potrebbe essere altrimenti in un mondo che vuole ipertrofizzare i nostri occhi.
Ciascuno di noi deve deve scegliere tra due possibilità: aderire passivamente a questa logica o stabilire dei limiti. Per quanto riguarda l’aspetto fisico, abbiamo tutti qualche o molti difetti. Il problema nasce quando iniziamo a misurare l’importanza di questi difetti con lo sguardo della società. Di solito, è allora che non accettiamo il nostro corpo.
Il bello è ciò che può essere compreso senza bisogno di riflessione.
-André Maurois-
Per quale motivo dovremmo essere perfetti?
In realtà, la domanda è da riformulare. Non dovrebbe essere “perché dovremmo essere perfetti”, bensì “per quale motivo dovremmo essere perfettamente conformi al modello di bellezza imposto dalla società?” Ovviamente rispecchiare quei canoni ha i suoi vantaggi, ma nel tentativo di raggiungerli, rischiamo di farci molto male.
In genere non accettiamo il nostro corpo, proprio perché lo valutiamo dal punto di vista del modello di perfezione che ci è stato imposto. La società attuale si basa moltissimo sull’aspetto visivo e veniamo bombardati di continuo da immagini di gente che incarna questo ideale di bellezza. In seguito a ciò, non è raro osservarci allo specchio per poi sentirci delusi.
È estremamente difficile resistere a un modello fisico che ci è stato inculcato,probabilmente da sempre, in modo continuo. Finiamo per pensare che sia “normale” essere fisicamente perfetti e che non rispecchiarlo significa essere anomali. La realtà ci mostra tutto l’opposto: ci sono meno persone da copertina che persone fisicamente “imperfette”.
Accettiamo o non accettiamo il nostro corpo?
Quando non accettiamo il nostro corpo, sviluppiamo la mania di criticare noi stessi, soprattutto quando ci guardiamo allo specchio. Abbiamo l’abitudine di scoprire in noi difetti e di valutarli in modo critico. Ho il viso rotondo, le orecchie a sventola, le gambe troppo magre, il fondoschiena molto grande. Oppure è il naso… Quanto costerà un intervento di rinoplastica? Questo esercizio di autoflagellazione ci fa sentire frustrati.
Possiamo anche scegliere di accettare di avere qualche difetto (come tutti) e provare a nasconderlo. Indossiamo tacchi alti per vederci più slanciate o compriamo una cintura per nascondere quella decina di dolci che mangiamo ogni settimana. E quando ci guardiamo allo specchio, omettiamo l’esame di quei “piccoli difetti” che non possiamo nascondere a noi stessi.
Molto spesso non accettiamo il nostro corpo proprio perché non siamo in grado di guardare oltre quell’immagine che ci rimanda lo specchio. Dobbiamo sapere che più cercheremo di ignorare o di nascondere un difetto fisico, più esso diventerà importante nella nostra mente. Accettarsi significa anche riconoscere la nostra bellezza e i nostri difetti. Nulla di più semplice, no?
Perché non ci accettiamo fisicamente?
Non è facile dare una risposta universale a questa domanda, ma potremmo dire che non accettiamo il nostro corpo perché abbiamo sviluppato uno sguardo malevolo nei nostri confronti. Invece di vederci con i nostri occhi, lo facciamo come se fossimo giudici di un concorso. Sono molti i poteri interessati a farci vedere così, e forse non ne siamo consapevoli.
L’industria della bellezza preconfezionata guadagna milioni e milioni di dollari grazie alla lotta che combattiamo in privato, davanti allo specchio. Ma anche grazie a tutti coloro che ci guardano con lo sguardo di un giudice di un concorso di bellezza e che decidono di sminuire ciò che vedono. Gli stessi che ci giudicano hanno a loro volta un rapporto conflittuale con lo specchio, e per alleviare il peso dell’autocritica criticano noi.
L’aspetto peggiore è che a volte diventiamo cattivi con noi stessi e ci rivolgiamo frasi come “sei grassa come una vacca” o che “sembri un mostro” e così via. Ci trattiamo davvero male quando non accettiamo il nostro corpo. Quando rifiutiamo le nostre imperfezioni per come sono: umane, degne del nostro rispetto, perché ci appartengono. E chi se ne frega se non assomigliamo a ciò che gli altri vogliono vedere!
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Aulagnier, P. (2015). Nacimiento de un cuerpo, origen de una historia. The International Journal of Psychoanalysis (en español), 1(5), 1619-1658.