Piangere di gioia: perché lo facciamo?

Piangere di gioia, sorridere per la tristezza, ridere dal nervosismo. Sapete a cosa si devono queste curiose e, per certi versi, inaspettate reazioni? Lo scopriamo in questo articolo.
Piangere di gioia: perché lo facciamo?
Elena Sanz

Scritto e verificato la psicologa Elena Sanz.

Ultimo aggiornamento: 01 marzo, 2023

Il pianto viene in genere associato a sentimenti di perdita, tristezza, depressione o malinconia. Le lacrime ci servono per esternare le nostre emozioni negative come la sofferenza, la frustrazione o l’angoscia. Eppure, esistono anche situazioni in cui piangere di gioia, di felicità, di entusiasmo o di sollievo non è sbagliato. Tutte emozioni, quest’ultime, a carattere positivo.

Ma com’è possibile questa contraddizione? Come può un’espressione tipicamente negativa associarsi anche a stati d’animo positivi? In questo articolo scopriamo come mai piangere di gioia è positivo e perché accade.

Emozioni incrociate

Piangiamo quando ci danno una bella notizia che aspettavamo da tempo, quando qualcuno ci rivela i suoi sentimenti o quando veniamo colti di sorpresa. Sono diverse le occasioni in cui un’emozione positiva ci porta a reagire in maniera così apparentemente contraddittoria.

Una contraddizione, a ogni modo, che non riguarda solo ed esclusivamente il pianto. Possiamo provare il desiderio di pizzicare le guance di un bambino che ci suscita tenerezza o di mordere (dolcemente) la persona che amiamo. Ma il tutto succede anche all’inverso; a volte, di fronte a una profonda tristezza, produciamo senza volerlo un sorriso o una risata nervosa.

Ragazza con lacrime agli occhi

Si tratta di reazioni automatiche e prive di una logica apparente. Eppure, l’associazione tra emozioni positive ed espressioni negative (e viceversa) assolve una funzione molto importante.

Piangere di gioia. Perché lo facciamo?

Restaurare l’equilibrio

Oriana Aragón, psicologa presso l’Università di Yale, negli Stati Uniti, ha condotto diversi studi al riguardo. Vengono chiamate espressioni dimorfe e indicano manifestazioni emotive contrapposte al sentimento che si prova davvero.

Non si tratta di stati d’animo in cui convivono un’emozione positiva e una negativa (così chiamate espressioni miste). Parliamo piuttosto di un’emozione a carattere positivo che sceglie un’espressione negativa per manifestarsi. Nello studio condotto da questa psicologa, sono stati presentati una serie di stimoli positivi ai partecipanti in modo da valutarne le reazioni.

I risultati dello studio hanno mostrato che le persone che sceglievano di usare delle espressioni negative per manifestare il loro stato d’animo, riuscivano più facilmente a moderarne l’intensità. Cosa vuol dire? Che piangere di allegria è una strategia per ristabilire l’equilibrio di fronte a un’emozione che ci travolge. Piangere di gioia riesce a frenare l’impatto dell’emozione riequilibrando lo stato d’animo interiore.

La domanda che sorge spontanea a questo punto è: Perché freniamo o limitiamo un sentimento positivo? Davanti a un’allegria estrema, la persona si può trovare spiazzata, sopraffatta. La sua capacità di prendere decisioni può quindi venir meno. Ripristinare l’equilibrio bilanciando la bella notizia con una reazione negativa è fondamentale per poter riprendere il controllo.

Comunicare

Le lacrime di felicità non hanno solo lo scopo di mantenere l’omeostasi interna, ma ricoprono anche un’importante funzione comunicativa. Uno studio ha dimostrato che la nostra risposta di fronte a qualcuno che ci comunica la sua allegria cambia totalmente se lo fa sorridendo oppure piangendo. Nel primo caso, tendiamo a unirci alla sua celebrazione e a condividere l’esaltazione, contribuendo a prolungare la sua emozione.

Al contrario, di fronte al pianto di allegria tendiamo a reagire in modo da aiutare chi ci sta parlando, a regolare e diminuire il livello di intensità emotiva che sta provando. Riusciamo a percepire il suo disagio emotivo e reagiamo di conseguenza, contribuendo ad abbassare l’intensità dell’emozione.

Ragazza che sorride

Piangere di allegria, mordere per amore

Alla luce di quanto scoperto finora, i comportamenti apparentemente inspiegabili che gli umani tendono ad avere cominciano ad assumere significato. Quando veniamo colpiti in maniera spropositata da un’emozione positiva (qualunque essa sia), siamo spinti a reagire nel modo opposto per riequilibrare i nostri livelli interiori.

Allo stesso modo, quando guardiamo il nostro partner, possiamo essere investiti da un sentimento amoroso tanto forte da spingerci a mordergli il braccio, la spalla o le guance. Così facendo, riusciamo a bilanciare lo scompenso emotivo provato.

Quando vi trovate dunque a reagire in modo triste o aggressivo davanti a esperienze fortemente positive, non preoccupatevi. Si tratta di un meccanismo necessario e assolutamente normale. Allo stesso modo, quando vedete qualcuno piangere di gioia, tenete presente che la felicità provata dalla persona è talmente intensa da suscitare una reazione diversa dal solito.

Le lacrime non mostrano né debolezza né drammaticità. Sono un’espressione diretta della grande capacità umana di provare emozioni.


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  • Aragón, O. R., Clark, M. S., Dyer, R. L., & Bargh, J. A. (2015). Dimorphous expressions of positive emotion: Displays of both care and aggression in response to cute stimuli. Psychological science26(3), 259-273.
  • Aragón, O. R., & Clark, M. S. (2018). “Tears of joy” & “smiles of joy” prompt distinct patterns of interpersonal emotion regulation. Cognition and Emotion32(5), 913-940.

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