Rafforzare l'autostima con un linguaggio positivo
“Non so che fare con te, sbagli sempre tutto!”
Una frase del genere può fare tanto male quanto uno schiaffo in pieno viso. Forse molte persone non si rendono conto dell’effetto che il linguaggio può avere sulle persone, soprattutto sui bambini. L’infanzia è un momento nell’evoluzione di una persona in cui si costruiscono le basi della personalità, dell’autostima e della percezione di noi stessi . Il linguaggio usato dai nostri genitori ci modella in un modo o nell’altro: può darci sicurezza o, al contrario, minare l’autostima, e persino alimentare la nostra rabbia.
Naturalmente nessuno viene al mondo con un manuale d’istruzioni a disposizione su come comportarsi, una guida che ci indichi come essere persone migliori e, compito ancora più difficile,genitori migliori. Possiamo sforzarci per dare il meglio ai nostri figli, iscriverli ad una buona scuola, far frequentare loro delle attività extrascolastiche per migliorare la loro formazione. Tuttavia, ci sarà sempre qualche dettaglio che ci sfugge. Parole. Gesti. Espressioni.
Il linguaggio positivo è tanto fondamentale quanto una carezza o un bicchiere di latte.
Sbaglio sempre tutto
Che cosa potremmo rispondere a un bambino che ripete sempre queste parole quando cerca di fare qualcosa? È importante stare attenti a questo tipo di espressioni, specialmente quando sono i più piccoli a pronunciarle. Il nostro compito come genitori, professori o modelli adulti è, e sarà sempre, quello di alimentare la fiducia in loro stessi. La loro capacità di sentirsi sicuri. Una risposta giusta può essere: “Provaci di nuovo, di sicuro adesso ci riuscirai“. Una frase semplicissima, ma che darà al bambino un senso di tranquillità e fiducia, un imput per motivarsi e provarci di nuovo.
Se il bambino crede di non essere capace e nessuno lo appoggia, probabilmente smetterà di sforzarsi in tutte le attività che dovrà compiere, non solo perché dubiterà delle sue capacità, ma anche perché si sentirà a disagio. Perché dovrei provarci se otterrò soltanto frustrazione? Alla fine, per evitare quella sensazione negativa, il bambino finirà per aggirare qualsiasi compito e proposito.
Educare in modo positivo
“Sei ogni giorno più bravo“, “Di sicuro ci riuscirai“, “Mi piace tantissimo quello che hai fatto“. Espressioni del genere danno sicurezza al bambino. Sono frasi chiare e semplici da capire. Dobbiamo ricordare che i bambini, fino almeno ai 6 anni di età, non capiscono l’ironia, i doppi sensi o i giochi di parole. Nel linguaggio comune di un adulto questo tipo di strategie linguistiche è molto comune e, alle volte, possiamo usarle senza renderci conto che i bambini più piccoli non le capiranno.
Un esempio è la tipica frase “Continua a fare così e vedrai…“. La cosa più probabile è che il bambino continui a fare ciò che sta facendo, perché non ha ricevuto un ordine chiaro come: “Smetti di giocare e mettiti a fare i compiti, altrimeti domani prenderai un brutto voto“.
La comunicazione con i nostri figli non deve solo essere positiva, quindi, ma anche il più chiara possibile, senza ambiguità o ironie. Dobbiamo riempirli di positività e di frasi piene di speranza, che alimentino la loro crescita psicologica e personale, accrescendo la loro autostima.
Nel nostro quotidiano, spesso non diamo importanza al modo in cui ci esprimiamo. Ma molto spesso finiamo con dire molto di più di ciò che volevamo esprimere.
Persino i nostri gesti dicono più delle parole. Quando educhiamo, è imprescindibile tenere in considerazione tutto ciò che trasmettiamo al bambino. Possiamo lamentarci del suo comportamento, sgridarlo e persino metterlo in castigo. Ma il castigo e la critica non serviranno a niente se non gli diamo un’occasione per migliorare. “Non toccherai più il computer per una settimana, perché non fai ciò che dovresti fare, non finisci mai i compiti e non fa bene giocarci per così tante ore. Quando mi dimostrerai che sei migliorato a scuola e che sai usarlo anche per cose utili, ti lascerò utilizzarlo di nuovo. So che puoi farlo!“.
Il linguaggio positivo è imprescindibile nel nostro quotidiano, nelle nostre relazioni e per educare i più piccoli. E voi, lo mettete in pratica abitualmente?