Stoici: tutto quello che accade è perfetto

Gli stoici sostenevano che tutto quello che accade è perfetto. Pensavano esistesse un ordine universale in cui abbiamo solo un piccolo margine di azione. Tutto quello che ci succede è una rivelazione e deve essere visto come tale.
Stoici: tutto quello che accade è perfetto
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 febbraio, 2023

Molti filosofi stoici sostenevano l’idea che esista un ordine universale in tutto quello che accade. In altre parole, tutto quello che succede è perfetto, in un modo o nell’altro. Accade solo ciò che deve accadere: quello che deve succedere, succederà. Tra i sostenitori di questo punto di vista troviamo tanti pensatori, tra cui Seneca.

La perfezione di cui parlano questi filosofi non è la totale assenza di errori, difetti o difficoltà. Si riferisce a una sorta di coerenza per cui ogni pezzo si incastra nel posto corrispondente. C’è una logica interna ai fatti, che finisce sempre per imporsi.

“La formula per la grandezza dell’uomo è dunque l’amor fati, non volere nulla di diverso da quello che è, non solo sopportare quello che è necessario, ma amarlo appassionatamente e quindi volerlo.”

-Federico Nietzsche-

Gli stoici condividono questo punto con le filosofie orientali e con molte religioni. Tutto quello che accade è perfetto perché compie un destino.

Non necessariamente un destino già scritto, ma configurato da un’infinità di circostanze che confluiscono per dare origine a tutto quello che ci capita costantemente.

Donna che guarda l'orizzonte.

Quello che accade è perfetto

Tutta una serie di circostanze segna il nostro destino fin dalla nascita. Prima di tutto, il semplice fatto di nascere non è una scelta. Poi c’è il patrimonio genetico, che non viene deciso da nessuno. Nasciamo anche di un sesso piuttosto che di un altro. Una grande costellazione di circostanze che determina la nostra vita.

A questo possiamo aggiungere il fatto che non siamo noi a scegliere i genitori che ci mettono al mondo. E neppure la nazionalità, la classe sociale, la famiglia o il contesto culturale.

Non abbiamo nessun controllo sul momento storico in cui nasciamo. Tutti questi fattori che condizionano la vita sono completamente al di fuori dal nostro controllo.

Come se non bastasse, il nostro destino è plasmato in grande misura anche dal posto che occupiamo tra i nostri fratelli, o dallo stato fisico ed emotivo in cui si trovano i nostri genitori quando nasciamo.

In più, gli eventi influenzano la nostra educazione. Per gli stoici, tutto quello che accade è perfetto perché ha come risultato un modo di vivere unico ed esclusivo.

Gli stoici e l’accettazione

Ovviamente, molti dei fatti iniziali che costituiscono il cosiddetto “destino” racchiudono contraddizioni, difficoltà e problemi. Ma indicano anche una strada specifica, che ognuno di noi deve percorrere. Tutto quello che accade è perfetto da qui in poi, perché sviluppa l’essenza di ciò che siamo.

L’errore è pensare che esistano modelli o paradigmi universali per gli esseri umani. Non c’è un momento ideale per nascere né genitori ideali né circostanze prive di contraddizioni. Non renderci conto di ciò ci porta a un assurdo anticonformismo.

Assurdo perché è inutile che ci ribelliamo all’impossibile. Possiamo negarlo, ma non cambia niente. Prima impariamo ad accettare la realtà unica ed esclusiva che ci troviamo a vivere, meno saremo esposti alla sofferenza. È come se una rosa negasse di non essere un garofano. Assurdo.

Donna con le braccia dietro la testa mentre osserva il tramonto.

Accettare non è rassegnarsi

Seneca né gli altri filosofi stoici pensavano che accettare questo destino unico equivalesse a rassegnarsi. Ancora meno a una rassegnazione amara, che porta all’impotenza. Sostengono, invece, che dovremmo abbracciare qualsiasi cosa ci accada, comprendendo che tutto ciò che accade è perfetto. Celebrare quel mistero che ci rende completamente unici nel mondo.

Abbiamo, tuttavia, un margine di azione. È piccolo, ma esiste. Si manifesta come la possibilità di scegliere un percorso o un altro, un’azione o un’altra, in diversi momenti della vita.

Gli stoici insistevano nel dire che l’accettazione dell’ordine universale si concretizza quando non neghiamo i risultati delle nostre azioni, ma li accogliamo come una rivelazione. Un segnale che tutto ciò che accade è perfetto.

Quello che siamo e quello che facciamo della nostra vita non è lodevole se rientra in ciò che è “corretto”. Tutto ciò ha un valore intrinseco perché è l’espressione di un destino già deciso. Il nostro compito è cercare di comprenderlo, di lasciare che accasa e di accettare con gratitudine ciò che ci porta.


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  • Boeri, M. D. (2007). Necesidad, lo que depende de nosotros y posibilidades alternativas en los estoicos: Réplica a Ricardo Salles. Crítica (México, DF), 39(115), 97-111.

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