Umiltà intellettuale: accogliere le idee altrui

Riconoscere di non sapere tutto e che non siamo i depositari della verità assoluta significa mettere in atto l'umiltà intellettuale. Questa abilità è determinante per crescere dal punto di vista personale e sociale.
Umiltà intellettuale: accogliere le idee altrui
Gema Sánchez Cuevas

Scritto e verificato la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 12 febbraio, 2023

Spesso ci capita di commettere l’errore di pensare che il nostro punto di vista sia il più corretto e che siamo i depositari della verità assoluta. In certe occasioni possiamo persino arrivare a sostenere di essere esperti in un argomento e che nessuno ne sa più di noi. In questi casi, che ne è dell’umiltà intellettuale?

Può succedere perché abbiamo anni di esperienza, perché ci siamo dedicati allo studio di un argomento specifico o semplicemente “perché è così”, come affermano in molti, e non lasciamo spazio a nessun dubbio.

Ci serriamo nelle nostre convinzioni ed è impossibile smuoverci. È come se ci fossimo assegnati il premio di esperti universali ed etichettiamo qualsiasi obiezione come un nonsenso.

C’è chi si aggrappa alla convinzione di sapere tutto su un argomento e chi, invece, preferisce navigare nell’oceano dell’indecisione o almeno essere aperti a quello che hanno da dire gli altri. La verità, tuttavia, è che spesso non si gode di sufficiente umiltà intellettuale.

“L’umiltà non è pensare meno di te stesso, ma pensare meno in te stesso”.

-C.S. Lewis-

Cos’è l’umiltà intellettuale?

Abbiamo la cattiva abitudine di sopravvalutare quello che sappiamo. Diamo per vere le nostre convinzioni e disprezziamo quello che gli altri ci offrono. Anziché vedere una possibilità di arricchimento, vediamo un attacco.

In genere, crediamo di essere migliori o più precisi degli altri, e questo si può osservare più chiaramente in contesti politici e religiosi o quando si parla di stili di vita.

In relazione a questa capacità di metterci una benda per essere ciechi a livello intellettuale, il giornalista e scrittore  Nicola Cusano ha affermato: “Se fra le molte verità ne scegli una sola e la persegui ciecamente, questa si trasformerà in falsità, e tu in un fanatico.

E non aveva torto. Diventare schiavi di una convinzione e darle il potere di verità assoluta ci impedisce di crescere a livello personale e sociale. In definitiva, ci limita.

Di fronte a questo panorama, sembra che gli scienziati abbiano scoperto -o anzi hanno riportato alla luce- un concetto, o antidoto, conosciuto come umiltà intellettuale. Si tratta della capacità di essere flessibili nell’ambito della conoscenza, ovvero di essere aperti a nuove idee.

L’umiltà intellettuale è la tendenza a essere ricettivi ad altri punti di vista, ad accettare che possiamo sbagliarci e a coltivare una mentalità aperta.

Colleghi che parlano.

Origini del concetto di umiltà intellettuale

Questo concetto, che a prima vista potrebbe una novità, affonda le sue radici in Socrate e più avanti nel filosofo e teologo Nicola Cusano:

  • Nell’opera Dialoghi di Platone si legge che Socrate ricercava costantemente la verità e riconosceva la sua ignoranza come punto di partenza per trovare la suddetta verità. Una delle sue citazioni più celebri è proprio “Io so di non sapere”.
  • Di Nicol Cusano possiamo citare l’opera La dotta ignoranza. In essa il filosofo ci dice che, a causa dei limiti umani, o cognitivi, non è possibile ottenere la conoscenza assoluta anche se si desidera. La persona saggia, dunque, è cosciente di ignorare più di quello che sa. Ed essendo consapevole di ciò è dotto. Da qui la dotta ignoranza.

L’umiltà intellettuale si configura come il punto intermedio fra credere di sapere tutto e credere di non sapere nulla; media fra l’arroganza intellettuale, tipica delle menti rigide, e la codardia intellettuale, frutto di una timidezza estrema.

Menti rigide: l’illusione di sapere tutto

Essere umili a livello intellettuale vuol dire essere capaci di riconoscere che non sappiamo tutto e che quello che crediamo di sapere può essere sbagliato. Quindi, perché oggi assistiamo a tanto egocentrismo intellettuale?

Anche se i tratti personali possono essere i maggiori responsabili, secondo la psicologa Tania Lambrozo dell’Università della California, la tecnologia aumenta l’illusione della conoscenza.

L’accesso a qualunque informazione con un semplice clic crea l’illusione di avere a portata di mano una conoscenza infinita su ogni ambito. Se a ciò sommiamo la facilità nel ricordare un’immagine, una parola o un’informazione, l’impressione di aver imparato con successo sarà maggiore.

D’altra parte, la rigidità mentale è uno dei tratti della personalità maggiormente correlati all’egocentrismo intellettuale. Si tratta della tendenza a rifiutare formulazioni o idee diverse dalle proprie, chiudendosi dietro le sbarre dei propri schemi mentali.

La persona dalla mentalità rigida cerca di adattare il mondo al suo pensiero, piuttosto che fare il contrario. Spesso ciò si deve al bisogno di chiusura cognitiva, ovvero al desiderio di eliminare qualsiasi parvenza di incertezza che provenga da un pensiero o da una situazione.

Questo implicherebbe mancanza di controllo sulla situazione. E ricordiamo che l’incertezza è uno dei maggiori nemici dell’essere umano.

“Le grandi menti discutono le idee, le menti mediocri discutono gli avvenimenti e le menti piccole discutono la gente.”

-Eleanor Roosevelt-

Cervello con serratura.

Come coltivare l’umiltà intellettuale

Dobbiamo essere disposti a conoscere altre prospettive e altri argomenti, e certamente ad accogliere i cambiamenti. Perché le  idee che ieri consideravamo certe, oggi potrebbero essere sbagliate o superate, chissà. Ma come fare?

Sebbene diverse strategie ci permettano di coltivare l’umiltà intellettuale, bisogna prima di tutto mettere a tacere il proprio ego e farlo scendere dal piedistallo. A tale scopo, risulta necessario ammettere che a volte siamo vittime di distorsioni cognitive e schiavi delle nostre convinzioni.

Le opinioni, nostre e altrui, variano a seconda delle circostanze e alla nostra crescita personale. Perché quante volte vi siete trovati a fare o dire cose che prima non facevate o non pensavate? 

Se desideriamo piantare il seme della flessibilità mentale per coltivare il frutto dell’umiltà intellettuale, possiamo:

  • Accettare che possiamo sbagliare, che possiamo confonderci.
  • Praticare l’ascolto attivo. Liberare la nostra mente dai pensieri quando gli altri ci parlano e concentrarci sulla conversazione. Dovremo quindi combattere contro la tendenza a pensare a cosa dire quando l’interlocutore avrà smesso di parlare.
  • Rispettare i punti di vista altrui. Non sempre dobbiamo essere d’accordo con quello che gli altri ci dicono, ma dobbiamo rispettare le loro opinioni. Spesso, combattiamo una guerra che poche volte ha un vincitore: quella in cui cerchiamo di convincere l’altro; solitamente accade l’opposto. L’altro si attacca alle sue idee e noi alle nostre. Per cui bisogna assolutamente sapere quando fermarsi.
  • Essere disposti a imparare dagli altri. Flessibilità e curiosità, i due ingredienti fondamentali per l’apprendimento e per lottare contro la rigidità. Perché se non impariamo dagli altri, da chi lo faremo?
  • Porci delle domande ogni tanto. Un esercizio che sviluppa l’umiltà intellettuale è porci delle domande sulle nostre convinzioni e soprattutto sul nostro bisogno di avere ragione. Perché vogliamo sempre avere ragione? La risposta a questa domanda può darci un indizio.
  • Viaggiare o conoscere altre culture. Scoprire altri stili di vita, altre idee e abitudini, anche se a primo impatto può sorprenderci, aiuta ad ampliare le nostre prospettive. Inoltre, è un buon modo per allenare il nostro cervello a cercare alternative.

Conclusioni

Lo scienziato più importante del XX secolo, Albert Einstein, il cui quoziente intellettivo era pari a 160, aveva presente anche il concetto di umiltà intellettuale. Ne è prova la sua affermazione Un vero genio ammette di non sapere nulla “. 

Possiamo dire lo stesso di Benjamin Franklin, il quale aveva l’abitudini di iniziare una discussione pronunciando le parole: Forse mi sbaglio, ma…”.

L’umiltà intellettuale è una valida alleata contro l’attaccamento alle nostre convinzioni e crescere sul piano personale e sociale. La chiave che ci apre le porte dell’apprendimento, l’antidoto contro la prepotenza.

Questa abilità ci ricorda che le relazioni non si basano sull’imposizione o la pretesa, bensì sulla comprensione, sulla flessibilità, sul rispetto e sull’arricchimento che derivano dalla conoscenza di altri punti di vista.


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