Farmaci psicostimolanti: attenzione agli abusi
Negli ultimi decenni il consumo di farmaci è diventato normale. Dai semplici analgesici ai farmaci psicostimolanti, le medicine sono all’ordine del giorno non solo per curare, ma anche per prevenire il dolore.
Ormai è normale sentire parlare di farmaci psicostimolanti. Si tratta di medicinali migliorano il rendimento intellettivo, quindi usati consumati soprattutto dagli studenti. Ma attenzione: spesso vengono assunti in maniera scorretta e l’abuso è un pericolo sempre in agguato.
Negli ultimi decenni, farmaci di tutti i tipi sono entrati nella quotidianità delle famiglie. Ci siamo abituati a prenderli anche quando non è necessario, per prevenire un eventuale dolore o malessere. I medicinali sono così diffusi da rendere sempre più frequenti i casi di abuso, con le relative conseguenze negative.
L’abuso di farmaci per migliorare il rendimento intellettivo non è certo una novità. Già negli anni ’50 esistevano diversi casi di abuso da medicinali, ma negli ultimi dieci anni il fenomeno si è esteso notevolmente. Le scuole superiori e le università sono i luoghi in cui ha preso più piede.
Un recente documentario di Netflix, Take your pills, affronta proprio questo argomento. Che uso si fa dei farmaci psicostimolanti per controllare l’ADHD? Migliorano davvero il rendimento intellettivo? Quali sono i pericoli dell’abuso?
Ne parliamo in questo articolo. Inoltre, vedremo quali sono le possibili conseguenze negative per la salute, sia fisica che mentale. Faremo quindi una riflessione sul ruolo del sistema educativo attuale di fronte a queste situazioni. Ma cominciamo con un esempio concreto: la cura del disturbo del deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
La sovradiagnosi nei casi di ADHD
Il documentario Take you pills dimostra come il sistema educativo americano abbia portato all’abuso di farmaci psicostimolanti. Spesso gli studenti assumono questi farmaci anche quando non ne hanno bisogno. Eppure la prescrizione di medicinali per la cura dell’ADHD è diventata massiva.
Negli ultimi anni questo disturbo è diventato molto “popolare”, tanto che spesso viene diagnosticato con troppa facilità. Di conseguenza, molti pazienti ricevono un trattamento per l’ADHD che in realtà non ne hanno bisogno.
Sembra che i sintomi dell’ADHD trovino terreno fertile nel sistema educativo attuale. I bambini e gli adolescenti di oggi sono sottoposti a stimoli continui a livello visivo, auditivo e tattile. Non è raro vedere bambini sempre più piccoli che trascorrono ore con smartphone, tablet e videogiochi.
Quando entrano nel sistema educativo formale, questi bambini si ritrovano in un ambiente molto noioso per loro. In altre parole: il loro cervello è abituato a funzionare in ambienti che cambiano in continuazione. Al contrario, nella scuola gli viene richiesto di stare seduti e attenti per ore in situazioni poco stimolati. Per esempio, osservando un professore che scrive e spiega alla lavagna.
Per i bambini è difficile mantenere il controllo, e spesso ciò porta alla diagnosi di ADHD. In realtà, i loro sintomi sono una risposta naturale a un modello educativo che non ha saputo adattarsi alla generazione digitale. L’ambiente in cui crescono i bambini di oggi è dinamico e virtuale. Viceversa, la scuola applica un sistema educativo che risale a quasi 100 anni fa.
La cultura della competitività nel sistema educativo
Un altro fattore che porta all’abuso di farmaci psicostimolanti è la cultura della competitività a scuola. La competitività, tipica della nostra società individualista, crea un contesto particolare. È proprio in questo contesto dove gli studenti con maggiori difficoltà spesso ricorrono a un “aiuto esterno”.
In altre parole: le persone che non riescono ad emergere, per qualsiasi causa, trovano una soluzione nei farmaci psicostimolanti. Ciò dipende anche dal fatto che tutti gli studenti vengono valutati allo stesso modo. Per cui, chi ha maggiori difficoltà si trova escluso e cerca aiuto nella medicina.
Ad esempio, alcuni studenti hanno bisogno di più tempo per imparare. Nel momento in cui viene richiesto loro di rendere di più, si sentono inadeguati. Il bisogno di raggiungere lo stesso livello degli altri porta spesso a ricorrere ai farmaci, e infine ad abusarne.
Effetti positivi dei farmaci psicostimolanti
Si tratta di farmaci che migliorano il rendimento intellettivo e impediscono la ricaptazione della dopamina e della noradrenlina da parte dei neuroni. La dopamina favorisce la motivazione e la concentrazione, mentre la noradrenalina incrementa lo stato di allerta e l’energia intellettiva.
I farmaci psicostimolanti più noti sono il metilfenidato e l’atomoxetina. Negli Stati Uniti il nome commerciale del farmaco è Aderall, mentre in Italia viene venduto con il nome commerciale di Ritalin®.
Questi farmaci aumentano il livello di dopamina e noradrenalina nel cervello, soprattutto nella corteccia prefrontale. Gli effetti principali sono: aumento della motivazione, dello stato di allerta e della concentrazione. Chiaramente, tutti effetti positivi. Ma attenzione, perché i farmaci psicostimolanti presentano anche controindicazioni.
Come tutti gli psicofarmaci, anche questi medicinali presentano degli effetti indesiderati. Una loro assunzione eccessiva può aumentare notevolmente alcuni rischi per la salute, sia mentale che fisica.
Rischi dell’abuso di farmaci psicostimolanti
Quasi tutti questi farmaci presentano numerosi effetti collaterali. Tra i più frequenti troviamo: tic, tachicardia, insonnia, agitazione, ansia e anoressia. Inoltre, esiste anche un elevato rischio di dipendenza. D’altra parte, il loro uso dovrebbe essere una soluzione temporanea ai problemi dello studente. È importante che il giovane impari a gestire correttamente gli studi anche senza il trattamento farmacologico.
Per concludere, desideriamo chiarire che in alcuni casi il trattamento è necessario, ad esempio in caso di una diagnosi reale di ADHD. Ma è anche importante sottolineare che il farmaco da solo non risolve il problema. È necessario adottare strategie psicoeducative sia a scuola che in casa. Nella maggior parte dei casi, infatti, il farmaco dovrebbe essere un aiuto, non l’unica soluzione.