Il cigno nero: ballare con la psicosi
Il cigno nero è uno dei film più visti del 2010. Natalie Portman ha vinto l’Oscar come Miglior Attrice, nonostante le critiche della sua controfigura, la quale al tempo sosteneva che l’attrice avesse ballato solo in minima parte. Il regista, Darren Aronofsky, ha riconosciuto il lavoro e l’impegno della Portman, chiarendo di essere ricorso alla controfigura solo nelle scene più difficili.
Tralasciando questa polemica relativa al Premio Oscar, Il cigno nero regala uno spettacolo di danza classica sul grande schermo, un thriller psicologico alla pari de Il lago dei cigni. Natalie Portman è semplicemente spettacolare, non ha solo il ruolo di ballerina, il suo è un personaggio molto complesso con disturbi mentali che saranno sempre più visibili a mano a mano che si avvicina la messa in scena del balletto.
L’interpretazione della Portman è davvero convincente, cattura l’attenzione già dalle prime scene del film. C’è da dire che l’attrice si è laureata in Psicologia all’Università di Harvard, dunque le sue conoscenze e competenze in materia le sono state sicuramente molto utili per interpretare questo ruolo da protagonista.
Il film narra la storia di Nina, giovane ballerina che vive con la madre e che fa parte di un corpo di ballo. La compagnia vuole aprire la nuova stagione teatrale con una versione rivisitata de Il lago dei cigni. Nina desidera ottenere il ruolo principale, è una ballerina molto dotata, disciplinata, metodica ed esigente, ma il personaggio richiede anche un lato più selvaggio e passionale. Il film si sviluppa di pari passo con il balletto per farci conoscere la personalità e i disturbi della protagonista.
Musica, fotografia e danza attirano fin da subito l’attenzione dello spettatore, affascinandolo e avvolgendolo in un’atmosfera unica, carica di una tensione in crescendo fino al brillante finale.
La personalità di Nina
La personalità di Nina emerge scena dopo scena. Anche la madre era una ballerina, ma non è riuscita a ottenere il successo della figlia, mettendo da parte la carriera per occuparsi di lei. Del padre di Nina non si sa nulla, la madre l’ha cresciuta da sola ed è estremamente protettiva.
Nina non ha amici, si limita a relazionarsi con i colleghi. L’unica cosa che conta nella sua vita è la danza. La sua stanza da letto è molto infantile, decorata con colori tenui e un’infinità di peluche, tanto da sembrare la camera di una bambina. La stanza è il riflesso del mondo di Nina, una ragazza dipendente, controllata da una madre che a sua volta non ha raggiunto la maturità.
La mamma le ha inculcato la passione per la danza, oltre ad aver proiettato su di lei tutte le sue frustrazioni. Nina rinfaccerà alla madre di non aver ottenuto successo, il che diventerà motivo di conflitto tra le due.
Nina non ha mai disobbedito alla madre, non ha mai avuto la capacità di decidere da sola, ha sempre vissuto sotto il suo controllo. Ed è per questo che la ragazza ha sviluppato una personalità complessa, vittima delle frustrazioni e del senso di impotenza della madre: si provoca ferite e si induce il vomito. La madre è a conoscenza di questi problemi, perciò le controlla i graffi sulla schiena, le taglia le unghie e fa in modo che la figlia non passi troppo tempo in bagno.
Nina non è mai stata una ragazza felice e non ha avuto uno sviluppo sano a causa della madre iperprotettiva e frustrata. Per questo è emotivamente instabile e questa instabilità sarà ancora più evidente quando dovrà interpretare un doppio ruolo sulla scena. Dato che è ossessionata dalla perfezione, farà tutto il possibile per raggiungerla, anche a discapito della sua salute.
Il cigno nero, un ballo pericoloso
Il lago dei cigni racconta la storia di Odette, principessa che viene trasformata in cigno. Per spezzare l’incantesimo, serve l’amore di un principe, che però non arriva perché si mette in mezzo il rivale, cioè il cigno nero. La compagnia di Nina decide di modificare la storia e di far interpretare il ruolo del cigno bianco e del cigno nero alla stessa persona.
Nina è perfetta nel ruolo del cigno bianco, ma le manca la spontaneità quando è il cigno nero, è troppo rigida. Come nell’opera di Čajkovskij, Nina ha una rivale, Lily, una ballerina della compagnia indisciplinata e spensierata, che ricopre perfettamente il ruolo del cigno nero. A partire da questo momento, la personalità di Nina inizia a destabilizzarsi: La ragazza, infatti, è ossessionata dalla rivale e porterà alla luce il suo lato insicuro e oscuro.
A mano a mano che il balletto prosegue e conosciamo i vari personaggi, la personalità di Nina si dissocia, tanto che nemmeno lei sarà più in grado di riconoscersi né di distinguere la realtà dal sogno.
Gli specchi giocano un ruolo importante nel film perché riflettono le distorsioni di Nina, la sua confusione e i momenti più critici del film. Gli specchi, dunque, hanno una potente carica simbolica, per cui riusciamo a riconoscerci nello specchio, nell’altro. I due cigni vivono in Nina e sono incapaci di trovare un equilibrio, un’armonia.
Nina manca di una figura paterna, ha una madre troppo protettiva, non ha dunque avuto uno sviluppo “normale” e la sua fragile personalità presenta troppe crepe. La rivalità con Lily e la ricerca del lato oscuro richiesto dal ruolo che deve interpretare porteranno Nina a mostrare i primi sintomi di psicosi. Condurrà una lotta interiore con i due cigni che fanno parte di lei, mentre il rapporto con la madre e con gli altri si farà sempre più difficile.
L’altra faccia del balletto
Nina dovrà affrontare l’aspetto meno bello della danza e del mondo. Non ha mai avuto un ruolo importante come quello di Odette e non è mai stata consapevole dell’oscurità da cui era circondata. Durante un’uscita serale con Lily, Nina dimostra di non sapere assolutamente nulla della vita notturna e delle droghe. Non essendo mai stata esposta a situazioni simili, è totalmente incapace di regolarsi, di decidere da sola e di sapere cosa è meglio per lei.
D’altra parte, all’interno della compagnia i rapporti sono tutto fuorché sani. Le ballerine vengono rimpiazzate quando raggiungono una certa età, la competizione regna sovrana tanto da essere capaci di qualsiasi cosa per ottenere un ruolo. Inoltre, gli uomini più potenti, come il regista del corpo di ballo, possono abusare e fare pressioni alle ballerine. Tutto questo ci fa pensare al movimento Me Too, ormai diffuso in tutto il mondo.
Il personaggio di Nina è molto simile a quello di Norman Bates, il protagonista di una serie di romanzi chiamata Psycho, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con la madre. L’iper-protezione e l’oscurità del mondo dello spettacolo fanno perdere l’equilibrio a Nina, spingendola verso l’instabilità e l’autodistruzione.
Il cigno nero è un riflesso della psicosi in chiave thriller e abbellito dalla danza, una pericolosa ricerca della perfezione che affascina noi spettatori mentre guardiamo meravigliati la messa in scena dell’opera, ignari di come andrà a finire. Il risultato è perfetto, ma il cammino pieno di ostacoli.
L’unico vero ostacolo al tuo successo sei tu: liberati da te stessa. Perditi, Nina.
Il cigno nero
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