La ambivalenza affettiva: voglio o devo fare

Provate emozioni opposte, come odio e amore contemporaneamente? Non capite per quale motivo? Ebbene, provare emozioni contrapposte fa parte della complessità dell'essere umano.
La ambivalenza affettiva: voglio o devo fare
Laura Rodríguez

Scritto e verificato la psicologa Laura Rodríguez.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Prima o dopo proviamo tutti ambivalenza affettiva. Siamo esseri complessi fatti di emozioni, sentimenti e contraddizioni. È dunque possibile provare allegria e tristezza al tempo stesso, così come amare e odiare una persona contemporaneamente.

Avete mai amato qualcuno pur provando nei suoi confronti un grande rancore per come vi trattava? Avete mai provato allegria nel vedere un familiare, ma anche tristezza per un suo comportamento?

L’ambivalenza affettiva fa parte del ventaglio emotivo dell’essere umano. In giusta misura è considerata un comportamento adattativo, poiché provare emozioni opposte ci aiuta a prendere decisioni e a dissipare dubbi, affrontando le situazioni conflittuali. Eppure, vivere nella contraddizione genera angoscia e malessere.

Cosa ci spinge a provare ambivalenza affettiva? Qual è l’origine di sentimenti così opposti? Siamo consapevoli delle ragioni che ci spingono a comportarci in questo modo? Ha forse a che vedere con i modelli di apprendimento familiare a cui siamo stati sottoposti?

Queste domande mettono in risalto l’enorme complessità emotiva dell’essere umano, proprio come evidenza Daniel Goleman nella sua teoria dell’intelligenza emotiva.

Donna riflette sulla ambivalenza affettiva.

Il concetto di ambivalenza

Fu Bleuler il primo ad adottare questo termine nel 1911 per riferirsi allo stato d’animo in cui coesistono emozioni opposte, come l’amore e l’odio.

L’ambivalenza è definita come uno stato in cui diverse emozioni entrano in conflitto, in cui si sperimentano pensieri e/o emozioni per natura opposti. La percezione di sentimenti opposti viene solitamente percepita come sgradevole.

“L’ambivalenza è l’attitudine emozionale nella quale coesistono impulsi contrapposti, solitamente amore e odio, derivanti da una fonte comune e, pertanto, da considerare interdipendenti”.

-Bleuler-

Da dove deriva la ambivalenza affettiva?

Partiamo dal presupposto che il modo in cui sentiamo e pensiamo è influenzato dalla nostra conoscenza del mondo, dal nostro modo di affrontarlo.

Serge Moscovici, nella sua teoria delle rappresentazioni, spiega che il nostro comportamento si regge su un codice tramite cui classifichiamo tutto quello che ci succede. In altre parole, diamo un significato a tutto quello che sperimentiamo.

Secondo la corrente sistemica, inoltre, il modo in cui ci approcciamo al mondo è strettamente influenzato dalla famiglia. Il sistema familiare ci trasmette informazioni, consapevolmente o meno, riguardo al mondo e come comportarci in rapporto a esso.

In definitiva, possiamo affermare che il modo in cui ci relazioniamo con le emozioni e con i pensieri è strettamente legato a due importanti fattori: il sistema familiare e le credenze che costruiamo sulla base della nostra conoscenza del mondo.

Il sistema familiare, fattore chiave

Secondo Salvador Minuchin, la famiglia è una struttura basata su una rete di relazioni al cui interno si trovano altri sottosistemi. È da considerarsi un tutto diverso dalla somma delle sue parti, e attraversa un ciclo vitale in continua evoluzione al quale il sistema va adattandosi.

Ciascuna famiglia è retta su un insieme di norme, regole, modelli, limiti e gerarchie che ne determinano l’adattamento e la funzionalità. Le aree di interesse sono tre: il pensiero sul mondo, le emozioni che ne derivano e il comportamento che attuiamo sulla base dei due punti precedenti.

In altre parole, l’educazione ricevuta all’interno del sistema familiare ci trasmette implicitamente abitudini e credenze.

“La famiglia è il sistema che definisce e configura maggiormente lo sviluppo della persona dal suo concepimento.”

-Bronfenbrenner-

La famiglia definisce chi siamo

Ogni famiglia presenta condotte normalizzate completamente opposte da quelle di un altro nucleo familiare. Esistono, per esempio, famiglie in cui si cena tutti insieme alla stessa ora e altre in cui ogni membro mangia da solo e quando preferisce.

Vi è mai capitato di essere invitati da qualcuno e notare modelli di comportamento diversi dai vostri? Un altro caso comune è quando parlando con gli amici vengono fuori dinamiche familiari che per voi sarebbero impensabili.

“La famiglia si configura come una totalità, dove il comportamento di ogni membro è legato e dipende dagli altri”.

-Salvador Minuchin-

“Non ho chiaro cosa si aspettano da me e cosa voglio io”

“Cosa voglio davvero?”. Probabilmente ci siamo posti tutti questa domanda. Al tempo stesso, ci saremo chiesti cosa si aspettano gli altri da noi. Impariamo a farci un’idea del mondo e a prendere decisioni. Decidiamo, per esempio, chi vogliamo essere, dove vivere e chi amare.

Le cose si complicano quando ciò che desideriamo entra in conflitto con le idee prestabilite dai modelli familiari con cui siamo cresciuti. Quello che ci hanno sempre fatto credere come giusto potrebbe non esserlo, impariamo così a staccarci da credenze che un tempo credevamo nostre.

Da una parte, seguiamo il nostro istinto; dall’altra, riaffiorano quelle vecchie concezioni, ed ecco che entriamo in contraddizione.

Uomo pensieroso alla finestra.


La ambivalenza affettiva: vivere in uno stato di costante contraddizione

Le contraddizioni ci immobilizzano, ci causano un profondo malessere emotivo. Sentirci ambivalenti altera il nostro equilibrio psicologico e ci porta a sprecare tantissime energie, sopraffatti come siamo dai sentimenti.

Vivere nell’indecisione costante ci sfinisce ripercuotendosi sulla nostra autostima e sul nostro stato d’animo. La vita è fatta di decisioni ed è facile provare paura e stress alle volte. Ma quando il malessere ci sovrasta, sprofondiamo.

Cosa faccio se mi trovo in uno stato di ambivalenza affettiva?

  • Fermarsi. Dobbiamo ascoltarci per capire cosa ci succede. Cosa ci porta a sentirci così? In che situazione ci troviamo?
  • Interrogarsi sull’origine dei dubbi. Analizzare l’origine della nostra indecisione è il primo passo per fare chiarezza.
  • Prendere consapevolezza della propria realtà, di cosa è meglio per sé. Bisogna soppesare cosa amiamo e cosa no. Essere consapevoli di quello che ci accade è il miglior modo per definire e accettare certe situazioni.
  • Gestire le emozioni, provare a identificarle. Cosa provo? Come gestisco i miei sentimenti? Una sbagliata gestione delle emozioni porta a ingrandire l’ambivalenza, per questo è necessario identificarle e incanalarle al meglio.
  • Esprimersi, chiedere aiuto. È bene raccontare agli altri cosa proviamo. Comunicare le nostre preoccupazioni e rilasciare la nostra angoscia può aiutare a dissipare le nostre incognite.

Per citare Goleman, “ogni emozione ci predispone in modo diverso all’azione; ciascuna di esse ci indica una direzione che, in passato, ha permesso di risolvere adeguatamente le innumerevoli sfide che l’esistenza umana ha dovuto affrontare”. Per questo motivo anche l’ambivalenza affettiva deve essere ascoltata e gestita.


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  • Bronfennbrenner, U. (1987). La Ecología del Desarrollo Humano, Barcelona, Paidos.
  • Minuchin, S. (1986). Familias y Terapia Familiar, Barcelona, Gedisa.
  • Goleman, Daniel (1996). Inteligencia Emocional. Kairós.

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