Lavoro sociale in situazioni di emergenza e catastrofi
Quando un evento rappresenta un rischio, che sia per una comunità o un gran numero di persone, è necessario coinvolgere dei professionisti specializzati. Il lavoro sociale nelle situazioni di emergenza e catastrofi ha come obiettivo quello di risolvere integralmente i contesti di crisi e di rischio, mettendo in atto un vero e proprio intervento sociale.
L’intervento deve essere preparato prima del verificarsi della situazione di emergenza tramite un protocollo ben definito, e deve continuare durante tutto il periodo di crisi. Prima di iniziare a parlare del ruolo dei professionisti del lavoro sociale in questo genere di situazioni, è necessario specificare il significato di alcuni termini che utilizzeremo.
- Emergenza. La prima parola impiegata per riferirsi a uno stato di emergenza è forse stata CQD, dall’inglese Come Quickly, Distress, ovvero “venite, presto, siamo in pericolo”. Secondo la OMS, per emergenza si intende un caso in cui “la mancata assistenza provocherebbe la morte in pochi minuti”.
- Catastrofe deriva etimologicamente dal greco antico: katastrefein (abbattere, distruggere). Secondo la OMS, consiste in un “qualsiasi fenomeno che provoca danni, pregiudizio economico, perdita di vite umane e degrado della salute e dei servizi sanitari in misura tale da esigere una risposta straordinaria da parte di settori esterni alla comunità o alla zona colpita”.
- Disastro proviene dal latino des (negativo, sfortunato) e astre (astro, stella). Starebbe quindi a indicare una disgrazia derivata dagli astri o dagli dei, e che va oltre il controllo umano. Secondo la OMS, si tratta di situazioni impreviste che rappresentano una minaccia seria e immediata per la salute pubblica. Così come qualsiasi situazione di salute pubblica che mette a rischio la vita o la salute di una quantità significativa di persone e richiede un intervento immediato.
Aptekar (2014), basandosi su dati quantitativi, differenzia i tre termini nel seguente modo: incidente o emergenza si applica a situazioni nelle quali muoiono meno di un migliaio di persone; disastro quando la cifra delle vittime di un pericolo imminente di morte si calcola tra mille e un milione; infine, catastrofe quando la quantità di morti supera il milione.
Cosa hanno in comune questi termini?
Fouce, Hernández-Coronado, Nevado, Martínez, Losada e Lillo (1998) ci spiegano l’aspetto comune a tutti questi termini:
- Richiedono un intervento di fronte a una richiesta che non ammette ritardi per l’imminenza della situazione.
- A seconda della magnitudine dell’evento e delle ripercussioni sul soggetto, si presentano reazioni psicologiche simili in funzione delle conseguenze.
- Spesso sono imprevedibili e accidentali e per questo causano sorpresa, vulnerabilità e destabilizzazione.
- Possono costituire una situazione di pericolo immediata per la vita o l’integrità fisica.
“Il mondo spezza tutti e poi molti sono forti proprio nei punti spezzati.”
-Ernest Hemingway-
Il ruolo dei professionisti del lavoro sociale nelle catastrofi
In primo luogo, bisogna tener conto di come l’intervento di lavoro sociale debba essere presente fin dall’inizio. Ciò significa che la partecipazione nasce a partire dalla prevenzione e dall’elaborazione di protocolli, fino al momento in cui è necessaria l’azione dei professionisti. Non bisogna dimenticare che il lavoro continuo e in team apporterà un beneficio sempre maggiore alla comunità.
Poiché le conseguenze di queste situazioni sono imprevedibili e alle volte devastanti, sarà necessario un intervento multidisciplinare. Qualsiasi problema diventerà più piccolo se lo si attacca da diversi fronti.
Per quanto riguarda strettamente il ruolo del professionista del lavoro sociale, questi dovrà adottare una tecnica di accompagnamento e supporto. Tuttavia, è importante anche dinamizzare l’azione in modo tale che sia la comunità stessa ad adottare un ruolo leader e a partecipare attivamente alla ricostruzione (Peñate, 2009).
A tale scopo, alcune delle funzioni dei lavoratori sociali saranno le seguenti (Herrero, 2012):
- Informare, consigliare e sensibilizzare le istituzioni.
- Fornire le informazioni necessarie e organizzare la popolazione preparandola all’impatto di possibili catastrofi.
- Formare equipe di professionisti e volontari.
- Accogliere e accompagnare le persone implicate direttamente e indirettamente.
- Mantenere una comunicazione costante con i familiari (informazioni sui feriti e sui caduti, accompagnamento al riconoscimento delle vittime…).
- Amministrazione delle risorse e dei servizi.
- Inventario dei danni per organizzare la richiesta di aiuto.
- Terapia di crisi, elaborazione di report sociali…
- Sensibilizzazione verso la partecipazione comunitaria, formazioni di gruppi di auto aiuto…
Obiettivi del lavoro sociale
Secondo Herrero (2012), alcuni degli obiettivi legati all’azione degli esperti del lavoro sociale nel caso di catastrofi, emergenze e disastri sono:
- Far conoscere le possibilità di cui dispongono i gruppi sociali.
- Motivare e spronare l’accesso a queste opportunità.
- Supportare le persone coinvolte nella gestione di sentimenti ed emozioni.
- Aiutare le persone a imparare nuovi modi per affrontare i problemi, concependo la vita in maniera diversa.
- Ristabilire l’equilibrio psicologico delle vittime.
- Integrare l’incidente nella struttura della vita.
- Stabilire o facilitare la comunicazione tra le persone in crisi.
- Aiutare l’individuo o la famiglia a percepire nel modo corretto la situazione.
- Restaurare l’omeostasi dell’individuo nell’ambiente circostante. In altre parole, aiutare le persone ad adattarsi alla loro nuova situazione.
In ultimo, il ruolo dei lavoratori sociali, anche se a volte è dimenticato, è fondamentale soprattutto per aiutare le persone che hanno visto la loro vita stravolta da catastrofi o situazioni di emergenza. In questi casi, come abbiamo visto, diventa senz’altro molto importante il lavoro sincronizzato di diversi professionisti.
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